Inchiesta sull’impianto nucleare di Trisaia: accuse di contaminazione e inquinamento
Le indagini svelano presunte irregolarità e gravi conseguenze ambientali

Lo scorso 24 settembre si è concluso il primo capitolo dell’inchiesta che coinvolge l’impianto Itrec di Trisaia, situato in provincia di Matera, sotto accusa per una presunta contaminazione derivante dalla lavorazione di combustibili radioattivi. La direzione distrettuale antimafia ha comunicato a Sogin, proprietaria dell’impianto, l’avviso di fine delle indagini preliminari martedì scorso. Gli indagati includono dirigenti della Sogin della vecchia centrale nucleare di Rotondella e funzionari pubblici degli enti locali che avrebbero autorizzato lo scarico non trattato di acqua contaminata da sostanze cancerogene nel mar Jonio.
I giudici contestano a Sogin, la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari, la contaminazione riscontrata nelle falde acquifere sotterranee del sito a partire dal 2014, che potrebbe essere attribuita allo smaltimento di rifiuti radioattivi. Sogin respinge tale ipotesi, sottolineando che la contaminazione non è stata causata dalle operazioni di smaltimento e che ha prontamente informato le autorità competenti non appena ha individuato il problema.
Secondo gli accertamenti dei Carabinieri del Noe e della Dda, alcuni dirigenti di Sogin avrebbero appreso della contaminazione delle acque di falda sotto il sito lucano già nel 2014, ma avrebbero comunicato il fatto solo nel 2015. Durante questo periodo, secondo gli inquirenti, la contaminazione si sarebbe diffusa al di là del perimetro del centro. Oltre allo scarico delle acque in mare, viene contestato anche lo smaltimento delle acque reflue industriali direttamente nel fiume Sinni. L’inchiesta ipotizza inoltre “omissioni” nell’attività di controllo della Provincia di Matera e del Comune di Rotondella. Attualmente ci sono sedici indagati.

Per comprendere appieno questa vicenda, è necessario fare un passo indietro. Il centro ricerche Enea di Trisaia, situato a Trisaia Inferiore nel comune di Rotondella (Matera), è stato fondato nel 1963. Inizialmente era un centro di riprocessamento degli elementi esauriti del combustibile nucleare. Il nucleare civile in Italia ha avuto inizio nel 1963 con la prima centrale di Latina, e la questione principale era il trattamento delle scorie derivanti dal processo di fissione. Il centro di Trisaia era uno dei siti all’avanguardia dedicati allo studio dei processi di riconversione e trattamento dei rifiuti radioattivi. Tra il 1969 e il 1971, sono stati trasferiti nel sito 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti da un reattore americano, per condurre ricerche sui processi di ritrattamento e rifabbricazione di queste scorie.

Dopo il referendum del 1987 che ha posto fine al nucleare civile italiano, tali attività sono state interrotte. Tuttavia, è rimasta la responsabilità di garantire la sicurezza dell’impianto per proteggere l’ambiente e la popolazione. Dal 2003, Sogin ha assunto questo compito, occupandosi dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. L’accusa della Procura riguarda lo sversamento di acqua contaminata, che ha portato al sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico della struttura nel 2018. Sogin nega fermamente l’accusa di inquinamento ambientale e smaltimento illecito di rifiuti. In particolare, viene evidenziato il grave inquinamento della falda con sostanze cancerogene come cromo esavalente e tricloroetilene, entrambe utilizzate nel riprocessamento del materiale nucleare. I risultati degli esami sono stati comunicati all’Arpa Basilicata nel 2017, e il comune di Rotondella ha vietato l’utilizzo delle acque sotterranee nell’area interessata, che comprende l’intero centro Enea della Trisaia e aree circostanti, nonché quelle attraversate dal fiume Sinni fino al mare.


Nel frattempo, per anni le persone hanno continuato ad attingere all’acqua, presumibilmente contaminata. Oltre all’indagine giudiziaria in corso, crescono le preoccupazioni per le possibili conseguenze sanitarie e ambientali.