Il caso Chico Forti: controversie e privilegi in carcere
Le dichiarazioni di Aldo Di Giacomo sulla situazione di Forti dietro le sbarre
Chico Forti avrebbe chiesto a un detenuto legato alla ‘ndrangheta di fare tacere una terza persona, insieme a Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Questa terza persona sarebbe Aldo Di Giacomo, il segretario generale dell’Spp, il sindacato della Polizia Penitenziaria. Di Giacomo ha dichiarato di non essere mai stato contattato dalla procura di Verona, né in modo formale né informale. Tuttavia, ha ammesso che potrebbe essere lui il terzo nome coinvolto, dato che ha espresso pubblicamente opinioni critiche su Chico Forti in passato.
Di Giacomo ha sottolineato che in Italia, chi commette omicidi di solito esce di prigione dopo 26 anni, in base al sistema giudiziario italiano. Ha affermato di considerare Forti un omicida per varie ragioni, sostenute da prove documentali. Secondo Di Giacomo, Forti avrebbe mentito più volte e avrebbe cercato un sicario per uccidere un avvocato, come riportato negli atti del processo.
Il sindacalista ha ribadito che non è preoccupato per la sua sicurezza, poiché il detenuto con cui Forti avrebbe parlato è stato condannato per truffa e non è considerato pericoloso. Di Giacomo ha criticato il trattamento di favore riservato a Forti in carcere, sottolineando che il detenuto è stato accolto con privilegi non concessi di solito ad altri detenuti.
Di Giacomo ha evidenziato che Forti è stato trasferito in un’area del carcere dedicata all’inserimento sociale e lavorativo dei detenuti, non in un reparto ad alta sicurezza come il 41 bis. Ha sottolineato che Forti ha ottenuto agevolazioni in tempi rapidi, come un’intervista con Bruno Vespa e la possibilità di incontrare la madre, a differenza di quanto accade di solito per i detenuti.
Il sindacalista ha espresso dubbi sul futuro di Forti in carcere, sottolineando che in Italia i condannati per omicidio restano in prigione almeno 22 anni, mentre negli Stati Uniti Forti ha già scontato 25 anni. Ha evidenziato che la decisione sulla scarcerazione spetta al magistrato di sorveglianza, che potrebbe concedere la libertà a Forti senza problemi.
In conclusione, Di Giacomo ha criticato il trattamento privilegiato riservato a Forti in carcere e ha sottolineato che la sua possibile liberazione non sarebbe anomala, ma solleva delle perplessità riguardo alla giustizia penitenziaria italiana.