Superbonus edilizio: obbligo di spalmare i crediti su 10 anni
Impatto economico e critiche politiche sul provvedimento
Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato l’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni durante i lavori della commissione Finanze del Senato sui bonus edilizi. Non saranno concesse nuove deroghe e l’emendamento del governo atteso per venerdì dovrebbe includere anche la norma che affida ai Comuni i controlli sui cantieri, con il 50% delle somme recuperate che resterà nelle casse degli Enti locali, come indicato dal relatore Salvitti. Il provvedimento sarà discusso mercoledì pomeriggio in Aula al Senato.
L’obbligo di spalmare i crediti in 10 anni potrebbe generare scompensi nel mondo economico, con il rischio di fallimento per molte imprese. Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, critica la mancanza di programmazione degli investimenti e sottolinea che alcune imprese potrebbero non reggere il cambiamento repentino delle regole.
Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s al Senato, mettendosi nei panni delle imprese, evidenzia che la misura annunciata da Giorgetti potrebbe portare al fallimento di imprese e fornitori che avevano programmato i loro flussi di cassa in base a un periodo di compensazione più breve.
Secondo CNA Costruzioni, l’estensione obbligatoria a 10 anni del periodo di utilizzo dei crediti potrebbe penalizzare le imprese del settore edilizio in un momento di difficoltà economica. Tuttavia, sembra che l’obbligo non avrà effetto retroattivo, come indicato dal ministro in Commissione Finanze.
Il Superbonus, che ha permesso di detrarre i costi dei lavori edili dalle tasse per un periodo di 4-10 anni, ha comportato un costo di oltre 200 miliardi di euro per le casse pubbliche in soli quattro anni. Questi incentivi hanno contribuito ad aumentare il debito pubblico italiano, che è sotto stretto controllo da parte delle agenzie di rating.
Il governo italiano ha deciso di bloccare la vendita dei crediti d’imposta derivanti dai lavori edili e di rendere deducibili dalle imposte i costi dei lavori eseguiti a partire dal 2023, spalmati su un periodo di dieci anni, al fine di contenere l’impatto sul debito pubblico e evitare ulteriori sconfinamenti rispetto alle previsioni di cassa.
Il meccanismo dello spalma crediti, proposto dal governo, mira a distribuire l’impatto del Superbonus sul debito pubblico nel decennio 2024-2033 per evitare un eccessivo impatto sui conti pubblici. Bankitalia ha sollevato preoccupazioni riguardo ai costi elevati del Superbonus e ha sottolineato la necessità di porre fine a questo incentivo prima della scadenza naturale del 2025.
La Banca d’Italia ha evidenziato che il Superbonus ha superato le stime iniziali a causa di significativi limiti nel suo design, con l’agevolazione superiore al 100% che ha annullato l’incentivo dei contribuenti a contenere i costi. Questo ha portato a una situazione critica che richiede un’attenta valutazione.