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La sentenza della Corte di Cassazione sull’omologazione degli autovelox

Chiarezza sulle multe e i ricorsi: la posizione della giudice di pace di Treviso

La sentenza della Corte di Cassazione sull’omologazione degli autovelox

La sentenza della Corte di Cassazione del 18 aprile riguardante gli autovelox non omologati ha suscitato un’importante novità che ha generato confusione tra gli automobilisti, specialmente per quanto riguarda la possibilità di fare ricorso. A fare chiarezza su questo argomento è la giudice di pace del Tribunale di Treviso, Maria Teresa Nugnes, la quale ha sempre accolto i ricorsi degli automobilisti.

Secondo quanto spiegato da Nugnes, la differenza sostanziale tra la procedura di autorizzazione e quella di omologazione è alla base della sua posizione. In Italia, infatti, esiste un vuoto normativo riguardante la procedura di omologazione, probabilmente a causa delle difficoltà nel tenere il passo con le innovazioni tecnologiche. Tuttavia, ciò non cambia la sostanza della questione.

La recente sentenza della Cassazione ha stabilito chiaramente che le apparecchiature per rilevare la velocità devono essere omologate. In caso contrario, le multe emesse tramite tali dispositivi devono essere considerate nulle. Questa pronuncia non crea un precedente, ma, come le sentenze dei Tribunali ordinari, stabilisce una giurisprudenza.

Questo porta a una novità significativa: ogni giudice può emettere la propria sentenza, ma i conducenti, basandosi su quanto deciso dalla Suprema Corte, possono far valere le proprie ragioni. Poiché la decisione della Cassazione non riguarda solo Treviso, ma può essere applicata a tutti gli autovelox in Italia, la giudice esorta l’esecutivo a intervenire su questa lacuna normativa.

In futuro, in base all’ordinanza della Cassazione, si vedrà quali decisioni verranno prese. Tuttavia, Maria Teresa Nugnes sottolinea che continuerà ad accogliere tutti i ricorsi presentati.

La Corte di Cassazione ha dato ragione a un avvocato di Treviso che aveva contestato una multa per eccesso di velocità superiore di 7 chilometri orari al limite di 90, poiché il rilevatore di velocità non era omologato ma solo approvato.

La sentenza della Cassazione distingue tra i procedimenti di approvazione e omologazione: il primo è una pratica preliminare che non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche fondamentali, mentre l’omologazione ministeriale autorizza la produzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio, con competenza attribuita al ministero dello Sviluppo Economico.

Questo non è solo un dettaglio giuridico, ma una questione di fondamentale importanza, come ha spiegato l’avvocato Dario Giordano. La Cassazione sottolinea che l’approvazione è un passo preliminare che deve condurre all’omologazione, un procedimento più dettagliato che garantisce che il dispositivo rilevi correttamente la velocità.

Staff
  • PublishedApril 23, 2024