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Proteste Google contro il progetto Nimbus: licenziamenti e polemiche

Manifestazioni contro l'accordo da 1,2 miliardi con le forze armate israeliane

Proteste Google contro il progetto Nimbus: licenziamenti e polemiche

Nella giornata del 16 aprile, si sono tenute proteste in diverse sedi di Google, con cartelli esposti contro l’apartheid e il genocidio. I sit-in sono durati fino a 10 ore negli uffici di New York e Sunnyvale, in California. Durante le proteste, nove dipendenti sono stati arrestati e successivamente 28 di loro sono stati licenziati.

Le manifestazioni, organizzate da No Tech for Apartheid, hanno preso di mira il progetto Nimbus, un accordo da 1,2 miliardi di dollari firmato nel 2021, che prevede la fornitura di infrastrutture Cloud da parte di Google e Amazon alle forze armate israeliane. Secondo gli organizzatori, anche dipendenti di Amazon hanno partecipato alle proteste.

Google ha giustificato i licenziamenti citando la violazione delle politiche aziendali, senza entrare nel merito delle proteste. I manifestanti avrebbero preso il controllo degli uffici, danneggiato la proprietà e ostacolato il lavoro degli altri dipendenti. Tuttavia, secondo quanto riferito da un dipendente a Bloomberg, i manifestanti avrebbero lasciato l’edificio senza causare disturbi, non violando alcuna politica aziendale.

Alcuni dipendenti licenziati hanno accusato i vertici di Google di privilegiare il contratto da 1,2 miliardi di dollari con il governo e l’esercito israeliano rispetto al benessere dei propri dipendenti. Le proteste sono scaturite anche da precedenti episodi, come il licenziamento di un dipendente che aveva criticato l’operato di Israele contro il popolo palestinese durante un discorso dell’amministratore delegato di Google.

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Foto della protesta diffuse da