Giuseppe Uva: la lotta per la verità e la giustizia
La morte di Giuseppe Uva, operaio di Varese, avvolta dal mistero. La Corte Europea per i diritti dell'uomo potrebbe portare giustizia. La famiglia lotta per la verità.
Giuseppe Uva, operaio di Varese, è stato restituito alla sua famiglia senza vita, il corpo coperto di lividi e tumefazioni, dopo essere stato fermato dai carabinieri e trattenuto nella caserma di via Aurelio Staffi. La sua morte, paragonata più volte al caso di Stefano Cucchi, è ancora avvolta dal mistero dopo 16 anni. Tuttavia, potrebbe finalmente giungere una forma di giustizia con l’intervento della Corte Europea per i diritti dell’uomo.
I giudici di Strasburgo hanno accolto parzialmente il ricorso presentato dalla famiglia del 43enne, stabilendo che entro il 28 giugno lo Stato italiano dovrà presentare una proposta di risarcimento ai familiari di Giuseppe Uva. Se non verrà trovato un accordo entro tale data, i legali della famiglia attiveranno un’istruttoria basata su due punti: la violazione dell’articolo 3 della Cedu da parte delle forze dell’ordine e la qualità dell’inchiesta svolta dallo Stato italiano per accertare i fatti.
La sorella di Giuseppe, Lucia Uva, ha commentato: “La battaglia che ho condotto in questi anni è per arrivare alla verità sulla morte di Giuseppe. Questa non è una questione di risarcimento, il mio unico vero risarcimento sarà vedere finalmente lo Stato italiano rispondere alle domande sulla morte di mio fratello.”
Nel 2019 la corte di Cassazione ha assolto i sei poliziotti e i due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona per la morte di Giuseppe Uva. Dopo il verdetto, l’avvocato della famiglia ha annunciato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Il primo processo si era chiuso nel 2012 con l’assoluzione di un medico accusato di omicidio colposo e la richiesta di continuare le indagini da parte del magistrato che seguiva il caso.
Giuseppe Uva venne fermato dai carabinieri insieme all’amico Alberto Biggiogero per aver fatto rumore di notte in pieno centro dopo aver alzato il gomito. Portato in caserma, Uva fu successivamente trasferito in ospedale dove il suo cuore si fermò. La sorella Lucia Uva ha raccontato di aver faticato a riconoscere il corpo del fratello all’obitorio, descrivendo i segni evidenti di violenza sul suo corpo.
L’amico di Giuseppe, Alberto Biggiogero, ha testimoniato di presunte percosse subite da Uva da parte dei carabinieri, sia prima di essere caricato in macchina che in caserma. Ha raccontato di aver sentito Uva gemere e urlare di dolore, chiamando un’ambulanza che non arrivò mai. La testimonianza di Biggiogero fu in parte confermata da un medico che dichiarò che Uva aveva affermato di essere stato picchiato durante il ricovero.