Lidl Italia esce da Federdistribuzione: motivazioni e conseguenze
Lidl Italia esce da Federdistribuzione per rinnovare il contratto nazionale della distribuzione moderna organizzata, garantendo migliori condizioni ai 22mila dipendenti.
Lo sciopero dei lavoratori della grande distribuzione organizzata dello scorso sabato 30 marzo ha visto un’adesione contenuta, con una percentuale tra l’8 e il 9% su scala nazionale, secondo Federdistribuzione. Non si sono registrati particolari disagi durante la mobilitazione indetta da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil per il mancato rinnovo del contratto, che ha visto un’ultima trattativa fallita con l’associazione imprenditoriale.
Lidl Italia ha annunciato giovedì 4 aprile la decisione di uscire da Federdistribuzione con effetto immediato, a causa del protrarsi eccessivo delle negoziazioni per il rinnovo del Contratto di lavoro nazionale della distribuzione moderna organizzata, scaduto nel 2019. Questa scelta è stata presa per garantire risposte concrete e immediate ai 22mila dipendenti dell’azienda, che hanno subito un calo del potere d’acquisto a causa dell’inflazione negli ultimi anni.
Nel comunicato, Lidl Italia ha espresso la sua insoddisfazione per il protrarsi delle trattative, sottolineando che i dipendenti aspettano da quattro anni il rinnovo del Ccnl e che è inaccettabile che le negoziazioni si siano bloccate per questioni estranee ai loro bisogni. Il presidente di Lidl Italia, Massimiliano Silvestri, ha dichiarato che l’azienda intende superare l’immobilismo nella trattativa per il senso di responsabilità verso i propri dipendenti.
L’azienda ha deciso di applicare il Ccnl già rinnovato da Confcommercio, che prevede aumenti salariali e una tantum già definiti, per garantire condizioni migliori ai propri dipendenti.