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Influenza Aviaria: Preoccupazione per il Secondo Caso Umano negli Stati Uniti

Il secondo caso umano di influenza aviaria negli Stati Uniti solleva preoccupazioni su possibili pandemie. Autorità e esperti valutano rischi, trasmissione e misure di mitigazione.

Influenza Aviaria: Preoccupazione per il Secondo Caso Umano negli Stati Uniti

Il virus dell’aviaria torna a destare preoccupazione, con il secondo caso umano di aviaria negli Stati Uniti, precisamente in Texas. Il paziente, un lavoratore del settore lattiero-caseario, è entrato in contatto con bovini infetti, risultando positivo al ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ad alta patogenicità. Il dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha confermato la presenza del virus in bovini da latte in un allevamento in Idaho, il quinto Stato americano colpito dall’epidemia dopo Texas, Kansas, Michigan e New Mexico.

Le indagini preliminari hanno evidenziato che il ceppo di virus riscontrato è simile a quello presente in precedenza in Texas e Kansas, probabilmente introdotto dagli uccelli selvatici. Al momento, non ci sono segnali di una facile trasmissione tra le persone, secondo le autorità americane. Tuttavia, gli esperti sottolineano l’importanza della collaborazione tra le autorità di diversi settori per limitare l’esposizione ai virus dell’influenza aviaria, seguendo l’approccio One Health.

Per quanto riguarda il consumo di latte, le autorità statunitensi rassicurano sul basso rischio per la salute umana al momento. Le persone con esposizioni prolungate ad animali infetti sono a maggior rischio di infezione, ma il latte venduto al pubblico rimane sicuro da bere, in quanto i prodotti sono pastorizzati prima di essere commercializzati.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) mette in guardia sull’evoluzione della situazione in Unione Europea. Sebbene la trasmissione dell’influenza aviaria agli esseri umani sia rara, esiste la preoccupazione che i virus possano adattarsi e causare una pandemia. L’ECDC sottolinea che non sono stati confermati casi di infezione umana nell’UE/SEE, ma il rischio rimane elevato.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) evidenzia la diffusione del virus dell’influenza aviaria nell’Unione europea, con elevata mortalità tra gli uccelli selvatici e focolai negli allevamenti. Gli esperti valutano i fattori di rischio per una potenziale pandemia influenzale e le relative misure di mitigazione.

Le condizioni che potrebbero favorire l’evoluzione virale includono la sensibilità di alcune specie di animali da pelliccia d’allevamento ai virus dell’influenza, come visoni e volpi. Anche i mammiferi selvatici potrebbero agire da ponte tra uccelli selvatici, animali domestici e esseri umani. Gli animali da compagnia, come i gatti, potrebbero trasmettere il virus se vivono in ambienti all’aria aperta.

L’allevamento in aree con presenza di uccelli acquatici e scarsa biosicurezza può favorire l’introduzione e la diffusione del virus nelle aziende agricole. Gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici possono influenzare l’ecologia degli uccelli selvatici e la diffusione della malattia nel tempo, secondo gli esperti.