Economia

La nuova dipendenza energetica europea: il gas naturale liquefatto statunitense

L'Europa riduce la dipendenza dal gas russo per abbracciare il gnl statunitense, generando tensioni e incertezze sul futuro energetico del continente.

La nuova dipendenza energetica europea: il gas naturale liquefatto statunitense

Negli ultimi due anni, i Paesi europei hanno cercato di ridurre la loro dipendenza dal gas naturale russo a basso costo, che aveva assunto i tratti di una vera e propria dipendenza energetica, per evitare di finanziare direttamente l’invasione dell’Ucraina da parte del Cremlino. Tuttavia, sebbene sia ancora lontano il momento in cui i membri dell’Unione Europea potranno considerarsi completamente liberi dal legame energetico con Mosca, si sta profilando un’altra forma di dipendenza: quella dal gas naturale liquefatto (gnl) proveniente dagli Stati Uniti. Questa situazione sta creando problemi su entrambe le sponde dell’Atlantico.

La dipendenza energetica europea

L’autonomia strategica europea, tanto auspicata, dovrà attendere ancora. L’Unione Europea, almeno nel settore energetico, non è ancora in grado di agire in modo indipendente e negli ultimi due anni ha semplicemente cambiato il fornitore di gas. È vero che politicamente potrebbe essere più accettabile per l’Europa dipendere da un Paese alleato e democratico, ma una dipendenza resta tale. I dati parlano chiaro: nel 2021 i Paesi membri importavano oltre 150 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia tramite i gasdotti che attraversano il continente. Due anni dopo, questa cifra si è ridotta a 43 miliardi, mentre la quota di gas statunitense è aumentata dal 19% al 56% del totale delle importazioni. Attualmente, il gas naturale liquefatto rappresenta il 37% del consumo complessivo di gas in Europa nel 2023, con una riduzione del 20% rispetto a due anni fa. Tra le fonti di gnl estero, il gas statunitense è il più presente: quasi la metà dei 120 miliardi di metri cubi di metano liquido importati dall’UE proviene dagli Stati Uniti, rispetto al quarto precedente all’escalation in Ucraina. Gran parte di questo gnl proviene dal Texas, e si prevede che il consumo raggiungerà il picco nel 2025.

Vale la pena notare che mentre le importazioni di gas russo attraverso i gasdotti sono diminuite drasticamente negli ultimi due anni, nello stesso periodo l’UE ha aumentato del 11% le importazioni di gnl russo, coinvolgendo principalmente Madrid, Parigi e Bruxelles.

Secondo le previsioni dell’Istituto per l’economia dell’energia e l’analisi finanziaria (Ieefa), la corsa alle infrastrutture per il gnl porterà alla fine del decennio ad una rete più sviluppata di quanto necessario per una domanda che si prevede diminuirà. Si spera che queste infrastrutture possano essere riutilizzate per combustibili a minor impatto ambientale, come il biometano e l’idrogeno verde.

Il futuro del mercato

Dall’altra parte dell’Atlantico, in Texas, si stanno verificando le prime reazioni a questa nuova partnership energetica. Le proteste ambientaliste stanno crescendo nello Stato dove viene prodotta la maggior parte del gnl statunitense destinato all’Europa, chiedendo alla Casa Bianca di ridurre le esportazioni per ridurre le emissioni di CO2. Per non alienare il voto ecologista alle elezioni presidenziali di novembre, il presidente Joe Biden ha deciso di mettere in pausa l’approvazione di nuovi progetti di gnl, congelando l’espansione delle infrastrutture per l’esportazione.

Questa riduzione dell’offerta potrebbe far aumentare nuovamente i prezzi dell’energia in Europa, dove i Paesi membri hanno investito miliardi di euro per ricevere il gnl americano, più costoso perché viaggia in forma liquida e deve essere rigassificato prima di essere distribuito e utilizzato. I contratti a breve e medio termine firmati con le aziende statunitensi dovrebbero garantire i rifornimenti di gnl per alcuni anni, ma c’è preoccupazione tra le capitali europee che ciò potrebbe non essere sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico del continente in un momento in cui si cerca di promuovere la transizione verde.

Le multinazionali americane stesse suggeriscono che i partner europei dovrebbero puntare all’autosufficienza energetica o almeno ridurre la dipendenza dai fornitori esteri. Tuttavia, ExxonMobil, uno dei principali colossi petroliferi statunitensi, sembra interessato ai giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale e potrebbe essere coinvolto nell’estrazione di gas in una regione che coinvolge diversi Paesi, tra cui Italia, Grecia, Cipro, Turchia, Israele ed Egitto.

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