Fine del regime semplificato dello smart working: novità e prospettive
Il regime semplificato dello smart working termina il 1° aprile, con novità per dipendenti fragili e con figli. Aumento significativo del lavoro da remoto e prospettive di restyling normativo.
Il regime semplificato dello smart working, attivato durante la pandemia, giunge al termine il 1° aprile, con il ritorno alle regole precedenti del 2017. Il governo ha deciso di non prorogare le misure per i lavoratori fragili e per coloro con figli di età inferiore ai 14 anni, che erano gli unici a beneficiarne. Vediamo insieme le novità nel settore pubblico e privato.
Nel settore privato, a partire dal 1° aprile, non sarà più possibile usufruire della procedura semplificata, tornando così all’accordo individuale tra azienda e lavoratore, che dovrà includere indicazioni specifiche per il lavoro in presenza e da remoto. Questo vale anche per i dipendenti con figli piccoli o fragilità di salute.
Per quanto riguarda il settore pubblico, il diritto allo smart working per i dipendenti definiti super fragili è scaduto il 31 dicembre 2023, senza proroga a causa della mancanza di coperture finanziarie.
A partire da aprile, le aziende che non stipulano un accordo individuale con i dipendenti in smart working rischiano multe fino a 500 euro per ogni lavoratore. È obbligatorio comunicare l’avvio del lavoro in modalità smart entro 5 giorni dall’inizio dell’attività tramite il portale servizi lavoro del ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Lo smart working è in costante crescita, con un aumento del 541% rispetto al periodo pre-Covid. Nel 2023, i lavoratori da remoto hanno raggiunto i 3,585 milioni, con una stima di 3,65 milioni nel 2024, secondo l’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano.
Secondo il giuslavorista Francesco Rotondi, consigliere del Cnel, si è passati da uno scetticismo iniziale a un ottimismo eccessivo riguardo allo smart working, sottolineando la necessità di integrare questo modello con lo stile organizzativo delle imprese. Si discute la possibilità di un restyling normativo della legge del 2017 per adattare l’organizzazione aziendale a questo strumento, considerato efficace per la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita.