Ilaria Salis: il processo a Budapest
Ilaria Salis, maestra italiana, affronta processo a Budapest per presunte violenze neonaziste. Supporto politico e denunce sulle condizioni carcerarie. Determinazione e isolamento nella prigionia.
Ilaria Salis, la maestra 39enne originaria di Monza, è entrata in aula a Budapest in catene per affrontare il processo riguardante le presunte violenze commesse durante una manifestazione neonazista nella capitale ungherese l’11 febbraio 2023. L’imputata è stata condotta in aula ammanettata, con catene legate alle caviglie e ai polsi. I legali della donna hanno richiesto il trasferimento agli arresti domiciliari, ma prima di entrare in aula sono stati aggrediti da estremisti. Il legale Eugenio Losco ha raccontato: “Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese. Ci hanno ripresi con i telefonini e il nostro traduttore ci ha avvertito delle minacce.”
A causa di un problema tecnico, i tempi del processo si sono prolungati e il giudice Jozsef Sòs ha deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per la giornata. Si procederà quindi con l’ascolto di Ilaria Salis e successivamente si arriverà alla decisione. La prossima udienza è fissata per il 24 maggio.
Alcuni esponenti politici italiani, tra cui Nicola Fratoianni, Ilaria Cucchi, Laura Boldrini, Sandra Zampa e Stefania Ascari, si sono recati a Budapest per sostenere Ilaria Salis durante l’udienza. Hanno espresso solidarietà e supporto alla connazionale e ai suoi familiari in questa difficile vicenda.
Il capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia, Ivan Scalfarotto, ha denunciato le condizioni di detenzione drammatiche e insostenibili in cui si trova Ilaria Salis, sottolineando la necessità di rispettare i principi democratici e i diritti fondamentali della persona. Scalfarotto ha anche proposto di ridurre i fondi europei a Budapest fino al ripristino delle condizioni minime di dignità.
In una lettera pubblicata su Repubblica, Ilaria Salis ha descritto la sua esperienza nel carcere di massima sicurezza di Budapest, sottolineando la solitudine e l’isolamento che caratterizzano la sua detenzione. Ha espresso la sua determinazione nel difendere la parte giusta della storia nonostante le difficoltà incontrate.
Nel suo diario di prigionia, Salis ha usato metafore suggestive per descrivere la sua situazione, paragonandola a un pozzo profondo da cui fatica a emergere. Ha riflettuto sulle ingiustizie e sulle sofferenze presenti nel mondo, mantenendo la sua convinzione nel distinguere la giustizia dalla sopraffazione.