Ambiente

Stoccaggio CO2 in Francia: Progetti e Obiettivi per la Decarbonizzazione Industriale

Piano nazionale per ridurre le emissioni e lottare contro il riscaldamento globale

Stoccaggio CO2 in Francia: Progetti e Obiettivi per la Decarbonizzazione Industriale

Ieri è stata annunciata la decisione della Francia di testare, a partire dal 2025, quattro o cinque progetti di stoccaggio della CO2. Questi progetti avranno come sede prioritaria i vecchi giacimenti petroliferi del Paese o quelli che hanno esaurito la loro vita utile. L’obiettivo è supportare l’industria nel raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione.

La Francia, pur non essendo il Texas con le sue ricche riserve di idrocarburi, possiede giacimenti petroliferi, sia vecchi che ancora in attività, situati nella regione parigina e nel bacino dell’Aquitania. Alcuni di questi giacimenti saranno utilizzati per immagazzinare la CO2 emessa dalle industrie.

Oggi il Ministro dell’Industria e dell’Energia, Roland Lescure, lancerà un invito alle aziende produttrici di idrocarburi affinché presentino progetti per il seppellimento prioritario della CO2 in questi giacimenti. In particolare, il governo si rivolge alle aziende che rappresentano circa l’1% del petrolio consumato in Francia, come ad esempio Vermillion.

Il piano di stoccaggio della Francia, che sarà ufficialmente annunciato durante la visita del ministro allo stabilimento Technip Energies di Sens (Yonne), fa parte della strategia nazionale per la decarbonizzazione e la transizione ecologica del settore industriale. L’obiettivo è ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro 10 anni, contribuendo così alla lotta contro il riscaldamento globale.

Secondo il ministero, le concessioni di idrocarburi esistenti in Francia hanno un potenziale di circa 800 milioni di tonnellate di CO2, sufficienti a coprire il fabbisogno di stoccaggio dell’industria francese per i prossimi 50 anni.

La cattura e lo stoccaggio del carbonio sono considerati soluzioni cruciali dagli esperti per contrastare il riscaldamento globale, a condizione che non vengano utilizzati come pretesto per continuare ad inquinare. Anne Bringault, direttrice dei programmi del Climate Action Network, sottolinea l’importanza di affrontare i processi di decarbonizzazione senza alternative.

Il piano di decarbonizzazione dei 50 siti industriali più inquinanti, annunciato nel novembre 2022, prevede misure come l’efficienza energetica, l’elettrificazione e la sostituzione del carbone con l’idrogeno. La cattura della CO2 è considerata come un’opzione di ultima risorsa, come confermato dal Ministro Lescure.

Produttori di fertilizzanti, cemento, prodotti chimici e altri settori hanno espresso la necessità di catturare e immagazzinare la CO2 che non possono eliminare con altre soluzioni, al fine di rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione. Si prevede che il fabbisogno di cattura raggiunga i 16 milioni di tonnellate entro il 2040.

Le aziende dovranno segnalare i potenziali siti di stoccaggio entro il 26 luglio, per poi partecipare a una fase di valutazione che si concluderà entro dicembre. L’obiettivo è testare il sistema di stoccaggio della CO2 in quattro o cinque siti in Francia all’inizio del 2025.

Il Ministro Lescure vede questa iniziativa come un’opportunità di riconversione per le aree ancora legate all’industria petrolifera. L’obiettivo è garantire un dibattito informato e trasparente sulle questioni di accettabilità dei progetti da parte del pubblico.

Per finanziare i test iniziali, è stata stanziata una somma provvisoria di circa 20-30 milioni di euro all’interno del programma Francia 2030. Sarà fondamentale verificare la solidità dei pozzi per l’immagazzinamento della CO2 e stabilire un sistema di monitoraggio efficace per gestire i potenziali rischi a lungo termine, come sottolinea Anne Bringault.

La scelta di conservare la CO2 in Francia, anziché in paesi come la Norvegia e la Danimarca che stanno valutando progetti simili, è motivata dai minori costi di trasporto e stoccaggio nel territorio francese. Questo permetterà di ridurre significativamente i costi complessivi rispetto ai progetti offshore nordici, mantenendo comunque un coinvolgimento della Francia in tali iniziative.