Ambiente

Nuovi reati ambientali in Europa: norme più severe e pene detentive

Bruxelles adotta nuovi reati ambientali con pene detentive per danni irreversibili. Norme più severe per il commercio illegale di legname, sfruttamento delle risorse idriche e violazioni chimiche.

Nuovi reati ambientali in Europa: norme più severe e pene detentive

Bruxelles ha introdotto nuovi reati ambientali per contrastare chi danneggia l’ambiente, tra cui il commercio illegale di legname, lo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche e le gravi violazioni della normativa sulle sostanze chimiche. La nuova direttiva adottata dal Consiglio dell’Unione Europea prevede norme più severe, inclusa la possibilità di pene detentive per chi viola le regole.

La direttiva si applicherà esclusivamente ai reati commessi all’interno dell’UE, ma gli Stati membri avranno la facoltà di estendere la propria giurisdizione ai reati commessi al di fuori dei loro confini. Il numero di comportamenti considerati reato aumenterà da nove a venti, includendo il traffico illegale di legname, il riciclaggio illegale di componenti inquinanti di navi e le gravi violazioni della normativa sulle sostanze chimiche.

Inoltre, la direttiva introduce una clausola relativa ai “reati qualificati”, che si applica quando un reato intenzionale provoca danni irreversibili o duraturi all’ambiente. Le sanzioni previste saranno più severe: i reati dolosi che causano la morte di una persona potranno essere puniti con una pena detentiva massima di almeno dieci anni, con la possibilità per gli Stati membri di prevedere sanzioni ancora più severe nella loro legislazione nazionale.

Altri reati potranno comportare una reclusione fino a cinque anni, mentre per i reati qualificati la pena detentiva massima sarà di almeno otto anni. Per le imprese, le sanzioni pecuniarie potranno arrivare al 5% del fatturato mondiale totale per i reati più gravi o a 40 milioni di euro, mentre per gli altri reati la sanzione massima sarà del 3% del fatturato o 24 milioni di euro.

Gli Stati membri avranno due anni dall’entrata in vigore della direttiva per adeguare le proprie normative nazionali alle disposizioni contenute nel provvedimento.