Taranto: Accuse e Richieste alla Commissione Europea sull’ex Ilva
Eurodeputata e associazioni chiedono azioni contro l'inquinamento e la salute a Taranto causati dall'ex Ilva. Richiesta di deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea.
La Commissione europea è chiamata a prendere una decisione importante riguardo alla situazione ambientale e sanitaria di Taranto, causata dall’ex Ilva. L’eurodeputata dei Verdi europei, Rosa D’Amato, ha espresso un’accusa diretta durante una conferenza stampa a Bruxelles. Le associazioni Peacelink, LiberiAmo Taranto, Taranto Lider e Coordinamento Ambientale Taranto hanno presentato quattro petizioni al Parlamento Ue, evidenziando varie problematiche legate all’attività dell’acciaieria.
Queste questioni vanno dal mancato allineamento del decreto “salva-Ilva” del governo Meloni alla normativa europea, alle mancate bonifiche, al mancato ottenimento del certificato di prevenzione incendi e alle violazioni della normativa sull’amianto. In particolare, l’eurodeputata ha criticato lo scudo penale concesso ai gestori dello stabilimento, definendolo una limitazione all’azione della magistratura.
Antonio Lenti, consigliere comunale dei Verdi a Taranto, ha definito queste leggi come criminali durante la conferenza stampa. D’Amato ha sottolineato che nonostante una procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea sull’ex Ilva da dieci anni, non sono stati compiuti progressi significativi. Ha accusato l’Ue di essere complice dell’inquinamento e dei danni alla salute dei cittadini tarantini, esortando la Commissione a deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea senza ulteriori indugi.
È attesa una sentenza importante dalla Corte Ue nei prossimi giorni, riguardante il ricorso presentato dall’associazione Genitori tarantini al Tribunale di Milano, che include la richiesta di cessazione delle attività dell’area a caldo dell’ex Ilva. La situazione dell’ex Ilva è stata oggetto di più condanne dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’impianto avrebbe causato almeno 270 morti premature in 10 anni. Un rapporto dell’Onu ha classificato Taranto come “zona di sacrificio”.
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