Tunisia: Elezioni e Autoritarismo
La sfida tra democrazia e potere nel contesto politico tunisino

Le elezioni in Tunisia, fissate per il 6 ottobre, vedranno sfidarsi il presidente in carica Kais Saied, il nazionalista di sinistra Zouhair Magzhaoui e Ayachi Zammel. Quest’ultimo, leader del partito liberale Azimoum, si trova attualmente in carcere, dove è stato condannato a 12 anni per falsificazione di documenti. Zammel è solo l’ultimo di una lunga lista di oppositori politici finiti dietro le sbarre in un contesto politico sempre più autoritario.
Kais Saied, presidente in carica e favorito per le prossime elezioni, è stato eletto nel 2019 con un programma anti-corruzione e orientato alla giustizia sociale. Tuttavia, la sua presidenza ha visto un progressivo indebolimento delle istituzioni democratiche, culminato nella chiusura del parlamento nel luglio 2021 e l’instaurazione di un governo basato su decreti presidenziali.
La politica estera di Saied ha visto una stretta collaborazione con l’Italia per contrastare l’immigrazione clandestina, con un calo significativo degli sbarchi e un aumento dei rimpatri. Tuttavia, tali accordi sono stati oggetto di critiche per presunti abusi ai danni dei migranti bloccati in Tunisia.
La situazione politica in Tunisia è sempre più tesa, con attivisti che chiedono elezioni libere e giuste e la fine della repressione delle libertà civili. La popolazione tunisina è divisa tra chi sostiene Saied come alternativa ai politici corrotti e chi denuncia la crescente autoritarismo e la limitazione delle libertà individuali.
Il quadro politico tunisino si presenta dunque come un’arena in cui la democrazia sembra sempre più offuscata, con un presidente che, attraverso azioni giudiziarie e politiche autoritarie, sembra consolidare il proprio potere a discapito della partecipazione e della pluralità politica nel Paese.
