Il brutale omicidio di Desirée Piovanelli: 20 anni dopo
La tragica storia di una giovane vittima e la ricerca della verità
Sono passati oltre 20 anni, ma un orrore del genere sconvolge ancora oggi. Era il 28 settembre del 2002 quando la giovane Desirée Piovanelli, all’epoca 14enne, venne attirata con l’inganno da un gruppo di minori, che poi la uccisero brutalmente dopo aver cercato di violentarla.
La giovane Desirée fu ingannata con la scusa di vedere dei gattini appena nati e condotta nella cascina Ermengarda a Leno (Brescia), un luogo quasi abbandonato all’epoca e oggi demolito. Qui si trovò faccia a faccia con i suoi carnefici, tre giovanissimi quasi coetanei – Nicola Bertocchi, Mattia Franco (detto Bibo) e Nicola Vavassori (detto Nico) – e il 37enne Giovanni Erra, l’unico adulto coinvolto.
Il papà di Desirée, Maurizio, continua a chiedere che il caso venga riaperto, convinto che la verità non sia ancora venuta a galla. Nel 2025, Erra e i suoi complici usciranno dal carcere, tornando in libertà.
L’omicidio di Desirée Piovanelli
La famiglia della giovane aveva sperato nell’inchiesta bis, che è stata poi archiviata nell’agosto del 2021. Tuttavia, il giudice ha deciso per il sequestro conservativo del profilo di DNA maschile sconosciuto trovato sul giubbotto di Desirée, offrendo una piccola speranza per future indagini.
Secondo i genitori di Desirée, esistono dei presunti mandanti del delitto ancora impuniti, ma non sono mai stati trovati elementi che supportino questa ipotesi. Dalle indagini condotte, non è emerso il coinvolgimento di altre persone o di un giro di pedofilia.
I fatti risalgono al 28 settembre del 2002, quando i quattro aggressori, dopo aver attirato Desirée nel casolare abbandonato, avrebbero cercato di violentarla. Di fronte alla sua coraggiosa reazione, decisero di ucciderla a percosse e coltellate, lasciando il cadavere in un bagno di sangue.
I genitori di Desirée denunciarono la sua scomparsa la sera stessa del 28 settembre, scatenando un’ampia copertura mediatica che portò alla cattura degli assassini, al processo e alle relative condanne.
Le condanne e il ritorno in libertà
Erra, condannato a 30 anni, ha ritrattato la sua versione dei fatti nel febbraio del 2019, dichiarandosi innocente e sostenendo di essere stato a casa il giorno dell’omicidio di Desirée, negando qualsiasi coinvolgimento. I giudici, nella sentenza di condanna, lo hanno descritto come una personalità disumana e insensibile.
Secondo la sentenza, senza la presenza di Erra, i complici minorenni non avrebbero portato a termine il delitto. Attualmente, Erra non si trova più nel carcere di Bollate, ma è stato affidato ai servizi sociali e vive in una comunità.
I complici più giovani hanno già scontato la loro pena, mentre Erra, grazie alla buona condotta, potrà tornare in libertà entro la fine del 2025 con 7 anni di anticipo rispetto alla condanna iniziale.