Dongfeng in Italia: le richieste cinesi e le implicazioni diplomatiche
Le richieste di Dongfeng e Huawei mettono a rischio l'investimento in Italia
Il colosso cinese dell’automobile Dongfeng è stato presentato in Italia come la risposta al disimpegno di Stellantis, con l’obiettivo di aumentare la produzione nazionale di autovetture e rilanciare l’intero settore automotive, indotto compreso. Tuttavia, secondo indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera, per dare il via all’investimento di Dongfeng, controllato dal partito-stato cinese, sarebbero state avanzate dalla Cina pesanti richieste. In particolare, si parla di un maggiore coinvolgimento di Huawei nelle reti di comunicazione italiane.
Le richieste cinesi al governo italiano sono state oggetto di mesi di confronto. Pechino avrebbe sollecitato il governo di Roma su tre aspetti principali. Innanzitutto, i cinesi avrebbero spinto per un ruolo più rilevante di Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia. In secondo luogo, si parla di una richiesta di cooperazione nell’intelligenza artificiale, che va in controtendenza rispetto alle precedenti richieste della Commissione europea. Infine, si evidenzia l’interesse cinese a un ritorno di Huawei in Europa, attraverso l’Italia, magari sfruttando le soluzioni di connettività delle auto.
Un altro punto cruciale riguarda i dazi europei sulle auto elettriche cinesi. Pechino spera che Roma possa sostenere Bruxelles nell’evitare tariffe sui veicoli di ultima generazione importati dalla Cina, considerando che tali dazi creano tensioni in un contesto di rallentamento economico e sovracapacità produttiva cinese.
Sul fronte dei dazi sulle auto elettriche, il governo italiano ha deciso di aderire alla posizione dell’Unione europea, rimandando la questione eventualmente all’Organizzazione mondiale del commercio. Questo rappresenta un chiaro segnale di coesione con le politiche comunitarie in materia di commercio internazionale.
Passando a Huawei, l’azienda cinese è stata oggetto di restrizioni commerciali da parte degli Stati Uniti per presunte questioni di sicurezza nazionale, accusata di spionaggio per conto del governo cinese. La sua presenza in Italia ha sollevato dubbi e preoccupazioni, tanto che nel 2019 il Copasir ha suggerito l’esclusione di Huawei e Zte dalla rete 5G italiana, seguendo l’esempio di altri Paesi europei.
L’ascesa di Huawei in Italia è stata frenata dal governo Draghi nel 2022, che ha applicato il golden power per escludere gradualmente Huawei e Zte dalle infrastrutture a favore di altri fornitori. Questa decisione ha comportato una riduzione significativa della presenza cinese nelle reti di accesso radio in Italia.
La notizia delle presunte richieste cinesi è stata smentita dal governo italiano, che ha chiarito che non vi è alcun confronto in corso riguardo alle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia e all’intelligenza artificiale. Al contrario, si sottolinea che nei memorandum d’intesa firmati con il governo o con le aziende cinesi, è previsto che la parte ‘intelligente’ dei veicoli prodotti in Italia debba rispettare le normative di sicurezza nazionale ed europea.
Se le indiscrezioni sulle richieste cinesi dovessero essere confermate, il governo Meloni si troverebbe di fronte a una situazione complessa. L’interesse iniziale per l’investimento di Dongfeng potrebbe trasformarsi in una delicata questione diplomatica, considerando le richieste eccessive del colosso cinese controllato dal partito-stato.