Indagine sulla morte di Natascia Pugliese: violenza e polemiche al Policlinico di Foggia
La morte di una giovane scatena una serie di eventi drammatici e controversie nel mondo sanitario

Venti operatori sanitari, tra medici e infermieri, sono attualmente sotto indagine per la morte di Natascia Pugliese, la giovane di 23 anni originaria di Cerignola, deceduta il 4 settembre dopo un intervento chirurgico al Policlinico Riuniti di Foggia. Dopo la tragica notizia, parenti e amici della ragazza, circa cinquanta persone, hanno attaccato il personale medico, costringendoli a rifugiarsi in una stanza per sfuggire all’aggressione, descritta dalla sorella della vittima come simile a uno scenario da “Gomorra”.
Attualmente, venti operatori sanitari sono stati raggiunti da un avviso di garanzia in attesa dell’autopsia, che sarà eseguita domani, 18 settembre, dal professor Vittorio Fineschi. I medici e gli infermieri coinvolti possono decidere se nominare un consulente che li assisterà durante l’esame autoptico.
La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Francesco Santangelo, chiede chiarezza sull’accaduto. La procura ipotizza il reato di omicidio colposo, ma sarà necessario dimostrare se il decesso è avvenuto per negligenza o imperizia medica nel periodo che va dal 16 agosto al giorno della morte.
Il percorso che ha portato alla tragedia inizia il 19 giugno, quando Natascia Pugliese viene ricoverata dopo un incidente in monopattino. Dopo un primo intervento e un periodo in rianimazione, la giovane viene trasferita in neurochirurgia per la riabilitazione. Tuttavia, un secondo intervento alla trachea diventa necessario, operazione che la famiglia sostiene avrebbe dovuto essere eseguita a Roma per mancanza di competenze nel settore a Foggia.
Il 4 settembre, Natascia invia un messaggio alla sorella per avvisare della visita medica, ma purtroppo muore durante il trattamento.
Dopo la notizia del decesso, parenti e amici reagiscono con violenza, aggredendo il personale medico nel reparto di chirurgia toracica del Policlinico. L’assalto costringe gli operatori a barricarsi e a chiedere aiuto. L’episodio ha suscitato una forte condanna da parte di sindacati e associazioni di categoria.
Il direttore generale del policlinico, Giuseppe Pasqualone, ha dichiarato che atti simili potrebbero portare alla chiusura del pronto soccorso per mancanza di personale sanitario. In risposta, il senatore Ignazio Zullo ha proposto il “Daspo sanitario” per chi aggredisce operatori sanitari, un provvedimento che prevede la sospensione della gratuità delle cure programmate per tre anni per chi commette aggressioni o reati contro il personale sanitario.
