Giovani palestinesi uccisi dai militari israeliani: la verità nascosta
La tragica morte di due ragazzi nel campo profughi di Jenin
Due giovani palestinesi, di 16 e 20 anni, sono stati brutalmente uccisi dai militari israeliani nel campo profughi di Jenin, situato nella Cisgiordania occupata. Secondo quanto denunciato da B’Tselem, un’organizzazione israeliana per i diritti umani, i due ragazzi sono stati inseguiti e freddamente uccisi dai soldati israeliani senza alcuna pietà. I militari hanno sparato loro dal loro veicolo militare e li hanno lasciati a terra senza prestare alcun soccorso.
L’episodio risale al 6 giugno 24, quando un gruppo di soldati israeliani, a bordo di numerosi veicoli militari, si è recato al campo profughi di Jenin in seguito a un conflitto a fuoco con alcuni palestinesi, che ha portato all’uccisione di Udai Marai, un membro dell’ala militare della Jihad islamica. Durante l’operazione, altri soldati sono stati dispiegati nel campo, dando luogo a scontri con i residenti palestinesi.
Secondo quanto riportato dall’organizzazione B’Tselem e dalle immagini video diffuse, poco prima della ritirata delle forze, alcuni soldati a bordo di una jeep militare hanno aperto il fuoco su due giovani, Ibrahim al-Saadi, 20 anni, e Issa Jalad, 16 anni, che si trovavano su uno scooter. Le riprese di una telecamera di sicurezza mostrano Al-Saadi in una stazione di servizio, mentre conversa con un dipendente, prima di dirigere verso la casa di Jalad.
Durante il tragitto, i due giovani sono stati inseguiti da una jeep militare che ha attivato la sirena e aperto il fuoco nella loro direzione. L’inseguimento è durato per circa 130 metri, finché i soldati hanno sparato ai due ragazzi da una distanza di circa 15 metri, facendoli cadere a terra. Successivamente, la jeep si è avvicinata ai corpi, ha rallentato per un istante e poi è ripartita senza verificare le condizioni dei giovani.
Poco dopo, due ambulanze sono giunte sul luogo e hanno trasportato i giovani al pronto soccorso di Jenin, dove purtroppo sono stati dichiarati morti. Il portavoce dell’IDF, il giorno dell’incidente, ha dichiarato che le forze agivano per contrastare il terrorismo e che durante l’operazione avevano ingaggiato un conflitto a fuoco con presunti terroristi, uccidendone alcuni e arrestandone altri.
Secondo B’Tselem, le circostanze dell’uccisione di Jalad e Saadi rientrano in una serie di casi in cui membri delle forze di sicurezza hanno sparato e ucciso palestinesi non rappresentanti alcun pericolo. Questo utilizzo di forza letale, contrariamente alle direttive sull’uso delle armi stabilite dall’esercito stesso, è incoraggiato da alti funzionari militari e politici, che sembrano garantire un’immunità ai soldati coinvolti.