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Emergenza a bordo: sospetto caso di vaiolo delle scimmie su nave cargo

Quarantena e paura sull'Ina Lotte nel fiume Paranà

Emergenza a bordo: sospetto caso di vaiolo delle scimmie su nave cargo

Più di 20 persone sono attualmente in quarantena a bordo della nave cargo Ina Lotte, che batte bandiera liberiana. La nave è isolata nel fiume argentino di Paranà a causa di un sospetto caso di vaiolo delle scimmie tra l’equipaggio. Tutto è iniziato quando un membro dell’equipaggio si è sentito male. I primi accertamenti medici hanno mostrato sintomi compatibili con il monkeypox, un virus per il quale nessuno potrà sbarcare dalla nave fino a quando non saranno disponibili esami medici definitivi. Al momento, l’infezione non è stata confermata, ma i medici ritengono che la malattia sia ancora agli stadi iniziali, poiché non sono ancora comparse le tipiche eruzioni cutanee del virus.

La Ina Lotte ha lasciato l’Atlantico settentrionale il 12 luglio, dopo aver fatto scalo in un porto russo e olandese. Dopo due settimane, è arrivata in Brasile, dove ha trascorso oltre una settimana a Santos, prima di dirigere verso l’Argentina.

Il vaiolo delle scimmie è stato dichiarato emergenza internazionale dall’Organizzazione mondiale della Sanità il 14 agosto. L’epicentro dei contagi è stato inizialmente registrato nella Repubblica Democratica del Congo. Il primo caso in Europa è stato confermato il 15 agosto in Svezia, mentre di recente è stato segnalato un caso anche in Spagna. In Messico, i casi confermati sono attualmente 49.

Il vaiolo delle scimmie, noto anche come monkeypox, è una malattia virale infettiva presente principalmente in aree remote dei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. I sintomi sono simili a quelli del vaiolo e includono febbre, cefalea, stanchezza, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e una caratteristica eruzione cutanea. La nuova variante del virus, diffusasi ampiamente in Africa, preoccupa per il suo elevato tasso di letalità e contagiosità. Inoltre, sembra colpire principalmente i bambini, rappresentando il 66% dei casi e l’82% dei decessi segnalati nello stato africano del Congo.