Giornalista del Wall Street Journal condannato in Russia per spionaggio
La storia di Evan Gershkovich e la lotta per la verità e la libertà
Sedici anni di carcere duro in una colonia penale: questa è la condanna inflitta dal tribunale russo di Ekaterinburg, nella regione di Sverdlovsk, a Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal accusato di spionaggio. Il giudice Andrei Mineyev ha stabilito la sentenza, riducendo di due anni la richiesta dell’accusa che puntava a una condanna di 18 anni. La proprietà del Wall Street Journal ha reagito duramente, definendo la condanna vergognosa e falsa. Evan ha trascorso 478 giorni in prigione, detenuto ingiustamente, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, impedendogli di svolgere il suo lavoro di giornalista. Il giornalismo non è un crimine e il Wall Street Journal continuerà a fare pressione per il rilascio di Evan e a sostenere la sua famiglia.
Gershkovich, il giornalista americano condannato dai russi, è stato accusato di aver ricevuto l’incarico dalla Cia di ottenere informazioni segrete sulla produzione e riparazione di carri armati in un’importante fabbrica della regione. La Russia sostiene di averlo colto in flagrante e di possedere prove incontrovertibili della sua colpevolezza, sebbene non abbia fornito alcuna prova in pubblico.
Il giornalista è il primo statunitense arrestato in Russia dai tempi della Guerra fredda. Fermato dai servizi segreti russi a marzo del 2023, è stato detenuto preventivamente nella prigione di Lefortovo, a Mosca, e il processo si è svolto a porte chiuse. Gershkovich ha sempre respinto le accuse, posizione condivisa sia dal governo statunitense che dal Wall Street Journal.
La condanna di Gershkovich potrebbe essere il preludio a uno scambio di prigionieri che coinvolga i russi detenuti negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, aprendo così nuove prospettive sul caso.