Latitanza familiare a Brescia: violenze e minacce legate alla religione musulmana
Quattro ragazze maltrattate, genitori latitanti, la gravità delle violenze domestiche
Un nuovo caso di latitanza si è verificato a Brescia, coinvolgendo la madre, il padre e il fratello di quattro ragazze che sono state picchiate a causa della loro presunta mancanza di conformità alle aspettative familiari legate alla religione musulmana. I genitori, Sarwar Mohammad, 67 anni, e Shamshad Bashir, 48 anni, insieme al figlio Amanat Ali, 29 anni, erano stati condannati definitivamente a 5 anni di reclusione all’inizio di luglio per maltrattamenti. Tuttavia, quando le forze dell’ordine si sono presentate alla loro abitazione, i tre erano irreperibili, risultando latitanti come nel caso precedente di Giacomo Bozzoli.
Il presidente della corte d’Assise, Roberto Spanò, che aveva emesso la sentenza di condanna, ha firmato il decreto di latitanza nei confronti dei tre ricercati, che sono attualmente oggetto di ricerche anche all’estero. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, si sospetta che la madre possa aver già lasciato l’Italia diversi giorni prima. Le quattro sorelle, vittime dei maltrattamenti, rimangono sotto protezione dopo essere state colpite con schiaffi, pugni e tirate di capelli ogni volta che disobbedivano o rifiutavano di studiare il Corano quotidianamente e di svolgere le cinque preghiere rituali giornaliere a partire dalle 4 del mattino.
I familiari, secondo quanto emerso, avrebbero minacciato la sorella maggiore – che ha successivamente denunciato l’accaduto – di subire la stessa sorte di Sana Cheema, una giovane pakistana di 25 anni cresciuta a Brescia e uccisa nel 2018 per essersi opposta a un matrimonio combinato. La situazione evidenzia la gravità delle violenze e delle minacce subite dalle ragazze all’interno della propria famiglia, sottolineando la necessità di proteggere e garantire i diritti delle vittime di abusi e violenze domestiche.