Accuse dei figli di Paolo Borsellino: Stato responsabile per depistaggio
Pesanti accuse riguardo alle indagini sulla strage di via D'Amelio del 1992
I figli del giudice Paolo Borsellino, Fiammetta, Lucia e Manfredi, hanno sollevato pesanti accuse nei confronti dello Stato riguardo alle indagini sulla strage di via D’Amelio avvenuta a Palermo nel 1992. Il giudice, impegnato nella lotta alla mafia, ha visto i suoi figli citare la presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno come responsabili civili per il presunto depistaggio condotto da alcuni agenti di polizia.
Nel corso dell’udienza preliminare a Caltanissetta, quattro agenti sono stati accusati di aver falsamente deposto durante il processo sul depistaggio delle indagini sulla strage. I figli di Borsellino hanno non solo chiesto di costituirsi parte civile, ma anche di citare la Presidenza del Consiglio e il Ministro dell’Interno come responsabili civili. Una richiesta simile è stata avanzata anche dal fratello del magistrato, Salvatore.
Gli imputati nel processo sono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, tutti ex membri del gruppo di indagine Falcone-Borsellino. L’avvocato dello Stato si è costituito parte civile per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Giustizia, mentre il Ministero dell’Interno è stato considerato parte offesa.
L’avvocato di Maniscaldi ha richiesto un termine per esaminare le richieste di costituzione di parte civile, mentre il giudice David Salvucci si è riservato di decidere, fissando la prossima udienza per il 19 settembre.
L’avvocato Fabio Trizzino, marito e legale di Lucia Borsellino, ha sottolineato l’importanza di questa nuova fase delle indagini sul depistaggio, che si aggiunge al contesto più ampio delle responsabilità istituzionali coinvolte in quella tragica stagione di attentati.