La Corte internazionale di giustizia ordina a Israele di fermare l’offensiva a Rafah
La Cig chiede l'accesso agli aiuti umanitari e alle investigazioni internazionali
La Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aia ha emesso un ordine a Israele di porre fine all’offensiva militare a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove 1,5 milioni di sfollati palestinesi si sono rifugiati. I giudici dell’organismo giudiziario principale delle Nazioni Unite hanno anche richiesto a Tel Aviv di aprire il valico tra l’Egitto e la Striscia di Gaza per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e permettere agli investigatori internazionali di accedere all’enclave palestinese. Il presidente della Cig, Nawaf Salam, ha definito la situazione umanitaria a Rafah come disastrosa.
Da settimane, il governo di Benjamin Netanyahu ha minacciato di attaccare Rafah, considerata da Tel Aviv il rifugio di quattro dei sei battaglioni rimanenti di Hamas e di molti ostaggi. Tuttavia, diversi esperti esprimono seri dubbi sul successo di un’eventuale operazione volta all’eliminazione di Hamas, mentre è più probabile che l’offensiva porti a ulteriori vittime civili innocenti, già sfollati per sfuggire alle bombe nelle altre zone della Striscia sin dall’inizio del conflitto.
La richiesta della Corte dell’Aia di fermare l’offensiva rappresenta l’ultimo sviluppo del procedimento avviato lo scorso dicembre a seguito del ricorso presentato dal Sudafrica per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Il 26 gennaio 2024, la Cig aveva emesso un ordine sollevando il rischio di genocidio nella Striscia e chiedendo a Israele di adottare misure adeguate per ridurre le vittime civili.
La Cig ha dichiarato che non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le misure di sicurezza intraprese da Israele siano sufficienti per proteggere la popolazione palestinese esposta al grave rischio dell’offensiva militare a Rafah. Allo stesso tempo, la Cig ha chiesto a Israele di consentire l’arrivo di aiuti umanitari dall’Egitto e di permettere l’accesso alla Striscia a qualsiasi commissione d’inchiesta incaricata dalle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio.
Sebbene gli ordini della Cig siano vincolanti, l’Aia non ha il potere di far rispettare le sue decisioni, compito che spetta alla comunità internazionale, in particolare al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Non è probabile che il Consiglio intervenga in questa vicenda, ma il nuovo verdetto aumenta la pressione legale internazionale sul governo Netanyahu, specialmente dopo l’annuncio del procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, di voler richiedere mandati di arresto per il premier e il ministro della Difesa Yoav Gallant, oltre ai leader di Hamas.
La prima reazione all’ordine della Cig è giunta da un membro influente del governo israeliano, il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, noto sostenitore dei coloni in Cisgiordania, che ha dichiarato: “La risposta alla decisione del tribunale deve essere di occupare Rafah e aumentare la pressione militare su Hamas finché non otterremo la vittoria.” Poco dopo la sentenza, secondo i media turchi, Israele avrebbe condotto raid aerei su Rafah.