Cronaca

Tragedia sulla A4: Assolto l’omicida incapace

Il caso di Amine Mohamed El Mir e la giustizia per le vittime

Tragedia sulla A4: Assolto l’omicida incapace

Due amiche, Laura Amato di 54 anni, e Claudia Turconi di 59, sono state tragicamente uccise mentre tornavano a casa da una festa nella notte del 18 febbraio 2022. Il responsabile dell’incidente è stato Amine Mohamed El Mir, che ha causato l’incidente senza frenare alla barriera autostradale Ghisolfa sulla A4 Torino-Milano, colpendo la vettura in cui viaggiavano le due donne.

A distanza di quasi due anni dall’accaduto, l’uomo di 39 anni è stato assolto durante il processo con rito abbreviato, poiché è stato ritenuto incapace di intendere e di volere al momento dei fatti. Questa decisione è stata presa il 7 maggio dal gup di Milano Tommaso Perna, il quale ha stabilito che, data la pericolosità sociale dell’uomo, dovrà scontare una misura di sicurezza in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Tale misura sarà rivalutata tra due anni, continuando nel caso in cui venga ancora considerato pericoloso.

Le indagini hanno evidenziato che Amine Mohamed El Mir soffre di un disturbo psicotico paranoide con crisi da ‘fine del mondo’, come confermato da due perizie disposte nel corso delle indagini. In particolare, una perizia psichiatrica nominata dal gip Ileana Ramundo ha rivelato che l’imputato presenta questo disturbo, confermando quanto emerso da precedenti accertamenti.

Secondo la perizia sul comportamento del 39enne, accusato di omicidio stradale, la notte dell’incidente il suo disturbo psicotico ha giocato un ruolo determinante, nonostante non fosse influenzato da sostanze stupefacenti. È emerso che, nonostante fosse già noto per i suoi disturbi psichici, il 39enne aveva ancora la patente di guida valida. In passato, era stato dichiarato incapace di intendere e di volere in un altro procedimento legale, ma non gli era stata revocata la patente.

I familiari delle vittime sono riusciti a ottenere un risarcimento dall’assicurazione dell’auto coinvolta nell’incidente, cercando così una forma di giustizia per la perdita delle loro care amiche.