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Polemiche sulla pena di morte per la strage di Mosca: la proposta russa di giudizio in Bielorussia

Dibattito politico e giuridico sull'attentato del 2024 e le implicazioni internazionali

Polemiche sulla pena di morte per la strage di Mosca: la proposta russa di giudizio in Bielorussia

Alcuni politici di spicco russi, vicini al Cremlino, hanno proposto di condannare alla pena di morte gli autori della strage di Mosca, anche a rischio di farli processare in Bielorussia. L’attentato, avvenuto il 22 marzo 2024, ha causato la morte di 150 persone e il ferimento di almeno altre 500, avvenendo in una sala concerto. Questa proposta ha sollevato un acceso dibattito, mettendo in luce sia la forte emotività generata dall’evento sia il desiderio di vendetta di Putin, che potrebbe coinvolgere l’alleato bielorusso in questo delicato processo.

Attualmente, la Bielorussia è l’unico Paese in Europa e nell’ex Unione Sovietica ad applicare ancora la pena di morte, mentre in Russia la Costituzione del 1993 definisce la pena capitale come “una misura straordinaria finché non sarà abolita da una legge federale”. Tuttavia, dal 1997 in Russia non è stata più applicata la pena di morte, con i condannati che rischiano un minimo di 15 anni di carcere ma potenzialmente la condanna all’ergastolo.

Le persone arrestate in seguito all’attacco sono più di dieci, con quattro di loro considerati dagli investigatori come autori diretti dell’attentato. Russia e Bielorussia sono legate da un accordo legale per la cooperazione nella lotta al terrorismo, e considerando che cittadini bielorussi sono morti nell’attacco di Mosca, la Bielorussia potrebbe chiedere l’estradizione dei sospettati.

Tuttavia, secondo alcuni esperti di diritto, il caso è troppo importante perché le autorità russe decidano di affidarlo alle autorità bielorusse, con possibili problemi legati alla sovranità degli Stati. Maria Kolesova-Gudilina, capo dell’Associazione bielorussa degli avvocati per i diritti umani, ha sollevato la questione su perché la Russia non sia in grado di risolvere i problemi di sicurezza e giustizia all’interno dei propri confini.

La Russia ha ratificato nel 2022 la Convenzione europea di estradizione, che vieta il trasferimento di un imputato in un altro Paese in cui rischia la pena di morte. Se la Bielorussia dovesse chiedere l’estradizione, dovrebbe garantire che gli imputati non verranno giustiziati e riceveranno al massimo una condanna all’ergastolo, come già avvenuto in casi precedenti.

Nonostante i dubbi giuridici, le voci a favore di un trasferimento del processo in Bielorussia o del ripristino della pena di morte si moltiplicano. Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente del Paese, e Vladimir Vasilyev, presidente di Russia Unita alla Duma di Stato, sono tra coloro che sostengono questa posizione. Tuttavia, ci sono anche voci contrarie, come quella del senatore Andrey Klishas, che sostiene che non sarebbe possibile imporre la pena di morte eliminando la moratoria vigente in Russia, poiché il terrorismo non rientra nella categoria dei casi eccezionali ammessi prima della moratoria stessa.