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Crisi energetica in Ecuador: emergenza nazionale e sfide politiche

Siccità, sabotaggi e politiche controversie: l'Ecuador alle prese con una crisi senza precedenti

Crisi energetica in Ecuador: emergenza nazionale e sfide politiche

Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale a causa della grave crisi energetica che sta colpendo il Paese, con blackout che si protraggono fino a otto ore in diverse zone. Per garantire la sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche e prevenire possibili sabotaggi o attacchi terroristici, il capo dello Stato ha disposto la mobilitazione della Polizia nazionale e delle Forze armate su tutto il territorio nazionale.

La crisi energetica è stata causata principalmente dal livello basso del bacino di Mazar, il secondo più grande del Paese, che non consente il funzionamento di tre centrali idroelettriche. Inoltre, la Colombia ha interrotto la fornitura di energia elettrica a causa di una grave siccità che sta affrontando. Durante la stagione delle piogge, il bacino di Mazar è in grado di immagazzinare 410 milioni di metri cubi d’acqua, fornendo le risorse necessarie alle centrali idroelettriche che contribuiscono con oltre il 30% della domanda energetica dell’Ecuador, pari a 1.757 megawatt.

Attualmente, il livello di stoccaggio operativo del bacino di Mazar è allo 0%, e la situazione potrebbe aggravarsi nei mesi di settembre e ottobre, quando la stagione secca diventa più critica. Oltre alla siccità, il governo ha denunciato sabotaggi e una cattiva gestione della struttura idroelettrica, contribuendo alla crisi energetica che sta vivendo il Paese.

Il 2024 si prospetta come un anno difficile per l’Ecuador, che in passato era considerato uno dei Paesi più sicuri dell’America Latina. Tuttavia, la situazione è peggiorata notevolmente, tanto che a gennaio si era trovato sull’orlo di un conflitto armato interno. Le autorità hanno segnalato l’infiltrazione di cartelli della droga messicani e della mafia albanese, che utilizzano l’Ecuador come via di transito per il traffico di cocaina verso Stati Uniti ed Europa.

Dieci anni fa, l’Ecuador era visto come un modello di sviluppo economico e sociale al di fuori dei suoi confini. Tra il 2006 e il 2016, la povertà era diminuita dal 36,7% al 22,5%, grazie a un aumento della spesa pubblica che aveva migliorato i servizi sanitari e l’istruzione. Tuttavia, l’inversione di rotta è iniziata con il successore di Rafael Correa, Lenin Moreno, che ha avviato politiche neoliberiste e di austerity, siglando un accordo con il Fondo Monetario Internazionale.

Nel 2021, Guillermo Lasso è diventato il primo presidente di destra dell’Ecuador dopo oltre vent’anni, portando avanti politiche di privatizzazione e aumento della produzione di petrolio, con conseguenti tagli alla spesa pubblica. Queste misure hanno scatenato proteste in tutto il Paese, represse con la forza.