Cronaca

Emergenza suicidi in carcere: la drammatica realtà del sistema penitenziario italiano

La necessità di interventi urgenti per prevenire ulteriori tragedie

Emergenza suicidi in carcere: la drammatica realtà del sistema penitenziario italiano

Un detenuto di 30 anni ha tentato di impiccarsi nella sua cella al secondo piano del penitenziario genovese di Marassi nel pomeriggio di ieri. Gli agenti di sorveglianza hanno prontamente intervenuto, salvando il giovane detenuto che era sospeso con un cappio alla gola legato alle grate della finestra. La tragedia è stata evitata all’ultimo istante a Genova, ma purtroppo questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di emergenza: dall’inizio del 2024, sono già 30 i reclusi che si sono tolti la vita in Italia, a cui si aggiungono tre agenti.

Le associazioni e alcune forze politiche, tra cui i Radicali, hanno sollevato la questione, sottolineando la necessità di interventi strutturali anziché soluzioni temporanee. L’età media delle vittime di suicidio in carcere è di 40 anni, evidenziando la gravità della situazione nel sistema penitenziario italiano, spesso trascurata dai media.

Per affrontare questa emergenza, è fondamentale aumentare il numero di psicologi e psichiatri nelle carceri, considerando che le fragilità psicologiche sono diffuse tra i detenuti. Inoltre, sono necessarie più attività che occupino le giornate dei reclusi, così come l’implementazione di pene alternative come la detenzione domiciliare, i lavori socialmente utili o l’utilizzo del braccialetto elettronico per coloro che non rappresentano un pericolo per la società o che stanno scontando gli ultimi mesi di pena.

I sindacati hanno sottolineato l’urgenza di adottare un decreto carceri con misure concrete per affrontare la crisi attuale. Il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Fabio Pagani, ha commentato l’episodio di Genova, definendolo un’altra vicenda evitata per poco, ma che evidenzia la deriva verso una pena di morte di fatto nelle carceri italiane.

Pagani ha evidenziato il sovraffollamento carcerario, con 14mila detenuti in più rispetto ai posti regolamentari, la carenza di personale (con una mancanza di 18mila unità solo nella polizia penitenziaria) e le numerose altre criticità strutturali, infrastrutturali, di equipaggiamento e organizzative che richiedono interventi immediati e incisivi.

Il sindacalista ha chiesto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al governo Meloni di prendere atto concretamente della situazione e di adottare un decreto carceri che vada oltre la mera riduzione del corso di formazione per gli agenti di Polizia penitenziaria, sottolineando l’importanza di misure efficaci che non compromettano la professionalità e la competenza del personale penitenziario.