La Cassazione riconosce violenza sessuale anche senza fuga
Sentenza storica: il no della vittima deve essere rispettato
La Cassazione ha stabilito che è considerata violenza sessuale anche quando la donna non fugge e si mostra remissiva, annullando così una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Quest’ultima aveva assolto un uomo accusato di aver stuprato una donna mentre la riaccompagnava a casa.
I fatti risalgono all’11 agosto 2016, quando i due si erano conosciuti in discoteca. Dopo un litigio con il fidanzato, la ragazza aveva chiesto allo sconosciuto di riaccompagnarla a casa, ma lui aveva approfittato della situazione per attaccarla. L’imputato l’aveva aggredita prima nel suo furgone e poi in un’abitazione a sua disposizione, nonostante la ragazza avesse chiaramente detto di no al rapporto sessuale.
Tornata a casa, la ragazza aveva raccontato tutto alla madre, alle amiche e infine anche a una psicologa. Aveva ammesso di essere rimasta inerte, sopraffatta e paralizzata non solo durante i primi atti sessuali consumati nel furgone in una zona isolata e deserta di notte, ma anche quando era rimasta da sola in macchina con gli sportelli aperti senza tentare la fuga.
La Corte d’Appello di Palermo, il 23 giugno 2023, aveva ritenuto che il rifiuto verbale della vittima non fosse sufficiente. I giudici siciliani avevano sottolineato l’assenza di una reazione fisica da parte della ragazza e di segni esteriori di violenza come prova del suo consenso implicito. Così avevano assolto l’imputato, richiamando la massima anacronistica della ‘vis grata puellae’, secondo la quale la donna avrebbe dovuto opporsi con forza e costanza agli approcci sessuali dell’uomo.
Tuttavia, il 2 aprile scorso, la Cassazione ha ribaltato la sentenza di secondo grado, stabilendo che il no della vittima deve essere sempre rispettato. Si è chiarito che si tratta di violenza sessuale anche se la vittima non fugge a causa di uno stato di prostrazione psichica che le impedisce qualsiasi forma di reazione attiva.
