Mondo

Ruanda: 30 anni dal genocidio del 1994

Commemorazione del genocidio ruandese del 1994, implicazioni internazionali, crescita economica e sfide attuali.

Ruanda: 30 anni dal genocidio del 1994

Sono trascorsi trent’anni dal genocidio in Ruanda del 1994, un periodo oscuro segnato dalle terribili brutalità commesse da miliziani estremisti hutu, che hanno causato la morte di circa 800mila persone, principalmente di etnia tutsi. Ieri si è tenuta una cerimonia di commemorazione a Kigali, con la partecipazione del presidente Paul Kagame e rappresentanti di istituzioni regionali e globali, tra cui l’Unione Africana, l’Unione europea e l’Onu, insieme a delegazioni ministeriali e leader provenienti da circa 60 nazioni.

Le radici del conflitto affondano nell’epoca coloniale, quando i colonizzatori belgi divisero la popolazione ruandese in base all’etnia, generando tensioni e disuguaglianze sociali. Dopo l’indipendenza del 1962, il potere passò agli hutu, intensificando il senso di marginalizzazione tra i tutsi. Il 6 aprile 1994, l’abbattimento dell’aereo del presidente hutu scatenò una violenta campagna di sterminio contro i tutsi e gli hutu moderati, causando la perdita di circa 800mila vite.

Nonostante siano passati 30 anni, la vergogna dell’Onu per non aver impedito il genocidio rimane indelebile. Anche l’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, ha riconosciuto la responsabilità degli Usa nel non aver fermato il massacro. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ammesso che la comunità internazionale poteva fare di più per prevenire la tragedia.

Un rapporto commissionato dal Ruanda ha inchiodato Parigi alle sue responsabilità, accusandola di aver supportato il governo ruandese durante il genocidio. Macron ha riconosciuto il ruolo della Francia nel passato coloniale africano, ma senza una piena ammissione di colpevolezza.

Il Ruanda attuale si presenta come un Paese in crescita, con nuove start-up, automobili di lusso e grattacieli moderni. Tuttavia, il ricordo del genocidio persiste e il Paese è ancora segnato dalla divisione e dalla sofferenza. Le divisioni etniche sono ancora presenti, nonostante gli sforzi del governo di Kagame per vietare organizzazioni basate su linee etniche.

La situazione con i Paesi confinanti è tesa, con reciproche accuse di supporto a gruppi ribelli. Il Ruanda è considerato un partner affidabile dalla comunità internazionale, soprattutto per la gestione dell’accoglienza dei rifugiati. Kagame si prepara per le prossime elezioni, con pochi rivali politici in vista di una probabile rielezione.

Links:

Staff
  • PublishedApril 9, 2024