Genocidio del Ruanda: Origini e Conseguenze
Attentato a presidenti hutu, genocidio tutsi, divisioni etniche coloniali, inerzia internazionale, ferite storiche
Il 6 aprile del 1994, l’aereo che trasportava il presidente del Ruanda, Juvénal Habyarimana, e il presidente del Burundi, Cyprien Ntaryamira, entrambi di etnia hutu, fu colpito da due razzi durante l’atterraggio a Kigali, causando la morte di entrambi. Questo attentato segnò l’inizio del genocidio del Ruanda, con massacri sanguinosi e indiscriminati perpetrati dalla maggioranza hutu contro la minoranza tutsi, ritenuta responsabile dell’attentato.
In Ruanda, nel periodo di 100 giorni che va dal 7 aprile alla metà di luglio del 1994, furono uccise almeno 800 mila persone di etnia tutsi, con decine di migliaia di stupri e bambini arruolati come soldati. Anche più di 30 mila hutu moderati furono uccisi per essersi opposti al massacro o aver protetto i tutsi. Le violenze si estesero anche al Burundi, dove le tensioni etniche erano simili.
Prima dell’attentato, Ruanda e Burundi, due piccole nazioni senza sbocchi sul mare nella regione dei Grandi Laghi in Africa centro-orientale, condividevano una storia legata. Colonizzate dai tedeschi fino alla fine della Prima guerra mondiale e successivamente amministrate dal Belgio, ottennero l’indipendenza nel 1962, separandosi. La popolazione era principalmente composta dagli hutu, tradizionalmente agricoltori, e dai tutsi, allevatori.
Le divisioni etniche furono accentuate durante il periodo coloniale, con il Belgio che favorì i tutsi, considerati superiori agli hutu. Queste politiche razziste contribuirono a creare tensioni che sfociarono in episodi di violenza, come la rivoluzione sociale del 1959 e l’esilio dei tutsi. Gli esuli tutsi si organizzarono nel Fronte Patriottico Ruandese (FPR), mentre il regime di Habyarimana iniziò a vacillare a causa di misure impopolari e critiche interne ed esterne.
Dopo aver accettato gli Accordi di Arusha con l’FPR, Habyarimana fu ucciso insieme a Ntaryamira nel 1994, dando il via al genocidio ruandese. L’FPR guidato da Kagame pose fine al massacro nel luglio 1994, con Kagame che divenne presidente del Ruanda e fu rieletto più volte.
Subito dopo l’abbattimento dell’aereo, i massacri iniziarono con una precisione spaventosa, evidenziando una pianificazione premeditata. La maggior parte degli hutu partecipò o assistette ai massacri, che si svolsero casa per casa, con l’obiettivo di eliminare i tutsi. Le accuse per l’attentato furono rivolte sia a Kagame che agli estremisti hutu, generando controversie e mancanza di chiarezza sulle responsabilità.
Le critiche si concentrano anche sull’inerzia della comunità internazionale e dell’ONU durante il genocidio, oltre alle ambiguità di alcuni paesi occidentali, come la Francia, nei confronti degli hutu. Questi eventi hanno lasciato ferite profonde nella storia del Ruanda e del Burundi, evidenziando le conseguenze devastanti dell’odio etnico e della politica divisiva.
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