L’uccisione del generale iraniano Zahedi: colpo a Teheran
L'importante generale iraniano Zahedi ucciso in un raid israeliano a Damasco, rappresentando un duro colpo per Teheran. Le implicazioni regionali e le reazioni internazionali.
Il 1° aprile, in un raid israeliano a Damasco, in Siria, è stato ucciso uno dei più importanti pasdaran iraniani, Mohammad Reza Zahedi. Zahedi era un esponente di spicco della Forza Quds in Siria e Libano, nota per le sue operazioni militari e di intelligence all’estero per conto del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran. Questo attacco missilistico ha rappresentato il colpo più duro inflitto all’Iran negli ultimi cinque anni, secondo solo alla morte di Qasem Soleimani, avvenuta a Baghdad il 3 gennaio 2020 per mano delle forze militari statunitensi su ordine di Donald Trump.
Mohammad Reza Zahedi, 63enne generale, aveva iniziato la sua carriera nei pasdaran durante l’assalto all’ambasciata americana nel 1979, scalando rapidamente le gerarchie fino a ricoprire ruoli di comando nell’Aeronautica e nelle Forze Terrestri del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie islamiche iraniane. Negli ultimi anni, Zahedi aveva assunto il comando delle operazioni militari segrete dell’Iran in Siria e Libano, stabilendo legami militari ed economici con Hezbollah, l’organizzazione paramilitare sciita attiva in Libano dal 1982.
Pur essendo meno noto di Soleimani, Zahedi era un nome rispettato in Iran, tanto da guadagnarsi la fiducia della Guida Suprema, Ali Khamenei, per la sua fermezza nel reprimere le proteste studentesche del 1999 e del 2009. Zahedi era stato autorizzato personalmente da Khamenei a diventare comandante delle forze terrestri, aeree e navali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, nonché responsabile delle attività di intelligence della Forza Quds in Siria e Libano, con l’obiettivo principale di liberare Gerusalemme dal nemico sionista.
Il generale Zahedi era un punto di riferimento per la resistenza filoiraniana che sosteneva il presidente siriano Bashar al Assad, tanto che era finito sulla lista nera dell’ONU e sotto sanzioni internazionali. La sua morte è avvenuta a pochi passi dal consolato iraniano a Damasco, in un momento in cui le Guardie Rivoluzionarie stavano intensificando le loro attività in Siria per trasformare il Paese in una base militare strategica contro Israele.
La condanna di Teheran non si è fatta attendere: il ministero degli Esteri iraniano ha denunciato l’attacco, mentre l’ambasciatore iraniano a Damasco ha promesso una “risposta dura”. Zahedi, come molti altri consiglieri del presidente iraniano Raisi, aveva aspirazioni politiche per il futuro, ma un attacco israeliano ha posto fine alle sue ambizioni.