Mondo

Il caso di Evan Gershkovich: giornalista statunitense detenuto in Russia

Il giornalista Evan Gershkovich è stato arrestato in Russia per spionaggio, suscitando preoccupazione internazionale. Il Wall Street Journal lotta per la sua liberazione.

Il caso di Evan Gershkovich: giornalista statunitense detenuto in Russia

Il 29 marzo del 2023, il giornalista statunitense Evan Gershkovich è stato arrestato dai servizi segreti russi in un ristorante di Ekaterinburg, nella Russia centro-occidentale, con l’accusa di spionaggio. Gershkovich si trovava lì per lavorare a un articolo sulle operazioni del gruppo Wagner per conto del Wall Street Journal, quotidiano statunitense per cui era corrispondente da sei anni, raccontando tra le altre cose la guerra in Ucraina.

Da allora, Gershkovich è detenuto in carcere a Mosca, in attesa di un processo di cui non è stata ancora fissata la data. Finora si sono tenute solo udienze a porte chiuse che hanno servito a prolungare la sua detenzione. L’ultima udienza si è svolta il 22 marzo, quando un tribunale di Mosca ha deciso di prolungare la sua detenzione per la quinta volta, fino al 30 giugno del 2024. Il Wall Street Journal e numerosi giornalisti e osservatori hanno sempre sostenuto che le accuse di spionaggio nei confronti di Gershkovich sono false e pretestuose, e finora le forze di sicurezza russe non hanno presentato prove concrete a sostegno di tali accuse. Gershkovich rischia fino a 20 anni di carcere.

Nel corso dell’ultimo anno, il Wall Street Journal ha seguito in modo sistematico le condizioni del giornalista. L’editore, Dow Jones Company, ha dichiarato di essere disposto a versare una cauzione di 50 milioni di rubli (501 mila euro) per ottenere la sua liberazione, ma la richiesta è stata respinta da un giudice russo. In occasione del primo anniversario della sua detenzione, il Wall Street Journal ha deciso di dedicare uno spazio bianco significativo nella prima pagina dell’edizione cartacea, titolando: “Qui ci sarebbe dovuto essere un suo articolo”.

Il caso di Gershkovich ha suscitato scalpore fin dall’inizio, poiché rappresenta il primo arresto di un giornalista statunitense in Russia dai tempi della Guerra Fredda. L’ultimo arresto di un giornalista statunitense risaliva al 1986, quando Nicholas Daniloff, corrispondente dello U.S. News & World Report, fu liberato due settimane dopo in seguito a uno scambio di prigionieri. Esiste l’ipotesi che la Russia possa utilizzare Gershkovich in un futuro scambio di prigionieri con gli Stati Uniti, un’ipotesi ritenuta probabile dalle autorità russe, che tuttavia specificano che ciò potrebbe avvenire solo al termine del processo.

L’arresto di giornalisti in Russia non è una novità, soprattutto quando si tratta di giornalisti che lavorano per i pochi media indipendenti rimasti nel paese. Le accuse solitamente riguardano la presunta disobbedienza alla polizia o l’attività “estremista” per presunte connessioni con la Fondazione anticorruzione di Alexei Navalny, bandita dalle autorità nel 2021. È piuttosto raro, tuttavia, che siano arrestati giornalisti stranieri. Il governo degli Stati Uniti considera Gershkovich “detenuto ingiustamente”, una definizione che di fatto indica prigionieri politici.

Gershkovich, 33 anni, è nato a New York nel 1991 da genitori ebrei fuggiti dall’Unione Sovietica per sfuggire alle persecuzioni del regime. Fin da giovane ha sviluppato un forte interesse per la cultura russa e ha iniziato a occuparsi specificamente della Russia quando è stato assunto al Moscow Times, una testata russa indipendente in lingua inglese. Dopo un breve periodo con l’agenzia di stampa Agence France-Presse (AFP), è stato assunto dal Wall Street Journal per coprire gli eventi in Russia.

Prima del suo arresto, Gershkovich ha affrontato diversi temi trascurati dalla maggior parte dei media internazionali, come la scomparsa dei salmoni dall’Amur, un lungo fiume al confine tra Russia e Cina, e le proteste contro l’estinzione delle lingue minoritarie in alcune regioni della Russia.

Da mesi è detenuto nel carcere di Lefortovo, a Mosca, una struttura costruita nel 1881 che ha acquisito una connotazione politica significativa a partire dalla rivoluzione bolscevica del 1917. Utilizzata dalla polizia segreta sovietica di Stalin per detenere, interrogare, torturare e spesso uccidere gli oppositori del regime, la prigione di Lefortovo è stata successivamente utilizzata dal KGB e poi dal regime di Vladimir Putin per rinchiudere dissidenti e sospettati di spionaggio.

Gershkovich trascorre il suo tempo nel carcere incontrando i suoi avvocati russi una volta alla settimana e partecipando periodicamente alle udienze in tribunale. Riceve lettere da amici e familiari per rimanere aggiornato sul mondo esterno e sul lavoro. Gioca a scacchi per corrispondenza con suo padre e fornisce suggerimenti per il campionato di totobasket a cui partecipava. Si dedica alla lettura di classici in lingua russa e libri di storia dalla biblioteca del carcere.

Lo scorso ottobre, le autorità russe hanno arrestato anche Alsu Kurmasheva, una giornalista russo-statunitense che lavorava per Radio Free Europe/Radio Liberty, emittente finanziata dal governo americano. Kurmasheva, residente a Praga, in Repubblica Ceca, era temporaneamente in Russia per visitare la madre malata. Inizialmente multata per non aver dichiarato di possedere un passaporto statunitense oltre a quello russo al momento dell’ingresso nel paese, Kurmasheva è rimasta in Russia in attesa di documenti e successivamente è stata arrestata il 18 ottobre con l’accusa di non essersi registrata come “agente straniero”, termine utilizzato dalla legge russa per indicare individui o organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero per attività antigovernative.

Links: