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Le Fosse Ardeatine: Il Massacro Nazista a Roma

Il massacro nazista alle Fosse Ardeatine a Roma, una tragica rappresaglia per l'attentato partigiano in via Rasella. Un evento simbolico senza precedenti nella Resistenza italiana.

Le Fosse Ardeatine: Il Massacro Nazista a Roma

Il 24 marzo del 1944, i soldati nazisti guidati da Herbert Kappler, ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, compirono un atroce massacro sparando a 335 uomini lungo la via Ardeatina, trasformando le cave di tufo in fosse. Questo tragico evento avvenne 24 ore dopo un’azione partigiana in via Rasella e fu reso noto solo dopo la sua esecuzione. Secondo lo storico Alessandro Portelli, le Fosse Ardeatine non furono la peggiore strage nazista, ma rappresentarono la “strage metropolitana” unica in Europa, avvenuta in una città che oppose una forte resistenza ai nazisti.

Il 25 marzo del 1944, sui giornali romani comparve un comunicato del comando tedesco di Roma che annunciava la rappresaglia per l’attentato in via Rasella, in cui 32 membri della polizia tedesca furono uccisi. Questo comunicato ordinava l’esecuzione di dieci prigionieri comunisti-badogliani per ogni soldato tedesco ucciso, un ordine che fu immediatamente eseguito.

L’attentato in via Rasella, definito vile dai nazisti, fu uno degli atti più efficaci compiuti dai partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP), che portò alla morte di 32 soldati del Polizeiregiment Bozen, un reparto nazista creato in Alto Adige. L’azione non si limitò all’esplosione di una bomba, ma proseguì con scontri a fuoco, rastrellamenti e arresti che durarono fino a sera.

Adolf Hitler chiese una punizione esemplare per l’attentato, ordinando l’esecuzione di 10 italiani per ogni soldato tedesco ucciso. Dopo una trattativa, il rapporto fu ridotto a dieci a uno e l’esecuzione doveva avvenire entro 24 ore. Kappler, responsabile dell’operazione, selezionò 335 prigionieri da uccidere, tra cui ebrei, oppositori politici e comunisti.

Il massacro avvenne nelle cave vicino a Roma, dove i prigionieri furono uccisi a gruppi di cinque. Kappler stesso partecipò attivamente alle esecuzioni, seguendo precise istruzioni per garantire l’efficacia del colpo. Alla fine della giornata, tutti i 335 prigionieri erano stati uccisi e le grotte vennero fatte esplodere.

Le Fosse Ardeatine non furono la peggiore strage nazista in Italia, ma rappresentarono un evento simbolico senza precedenti. Le vittime provenivano da diverse classi sociali e provenienze geografiche, un mix eterogeneo che rende difficile una categorizzazione univoca. Il massacro fu il risultato di una decisione politica presa in risposta all’azione partigiana in via Rasella, ma non vi fu una diretta correlazione tra i due eventi.

La storia processuale dei responsabili del massacro fu lunga e complessa, con condanne e fuggitivi che vennero successivamente catturati e processati. Il caso di Priebke, condannato all’ergastolo per omicidio plurimo con premeditazione, evidenziò la gravità e l’imprescrittibilità di tali crimini di guerra.

Abitanti e passanti allineati davanti a Palazzo Barberini, accanto a via Rasella, a Roma, il 23 marzo del 1944
ANSA ARCHIVIO/CRI
Le tombe dei 335 uomini morti alle Fosse Ardeatine
GIUSEPPE GIGLIA/ANSA/LI
Le foto delle persone morte alle Fosse Ardeatine sulle pareti della cava sistemate dai parenti subito dopo la Liberazione da parte degli Alleati
ANSA

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  • PublishedMarch 26, 2024