Scienze

Orango di Sumatra cura ferita con pianta medicinale: un caso unico

Lo straordinario comportamento di automedicazione di un orangutan selvatico

Orango di Sumatra cura ferita con pianta medicinale: un caso unico

Nel Parco Nazionale Gunung Leuser, nel sud di Aceh, in Indonesia, un gruppo di ricercatori ha documentato il primo caso osservato di un orango selvatico di Sumatra (Pongo abelii) che trattava attivamente una ferita al viso con una pianta medicinale. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, offre interessanti approfondimenti sulle origini della cura delle ferite umane.

Il soggetto di questa ricerca è stato un orangutan maschio di Sumatra di nome Rakus, nato alla fine degli anni ’80. Le osservazioni sono state condotte nell’area di Suaq Balimbing all’interno del parco nazionale. Rakus è stato seguito durante le attività quotidiane, con particolare attenzione al momento in cui ha curato una ferita al viso il 25 giugno 2022.

La ferita, causata probabilmente da uno scontro con un altro maschio flangiato, è stata trattata da Rakus con il gambo e le foglie di una liana chiamata Fibraurea tinctoria, conosciuta localmente come Akar Kuning. Nonostante questa pianta faccia parte della dieta regolare degli oranghi della zona, viene consumata raramente. Durante l’osservazione, Rakus ha masticato le foglie senza deglutire, applicando il succo direttamente sulla ferita del viso per sette minuti, ripetendo il processo per un totale di 34 minuti.

Successivamente, Rakus ha coperto la ferita con la polpa della pianta masticata per proteggerla dalle mosche. Questo trattamento è durato fino al giorno successivo, quando Rakus ha ripreso brevemente a consumare la liana. Le osservazioni successive non hanno mostrato segni di infezione e entro il 30 giugno la ferita si era chiusa, guarendo completamente entro il 19 luglio con una debole cicatrice residua.

Interessante è stato anche notare che dopo l’infortunio, Rakus ha aumentato significativamente il tempo di riposo, passando dal 14,8% della giornata al 33%. Questo adattamento comportamentale potrebbe aver contribuito al suo rapido recupero, poiché il riposo favorisce la guarigione attraverso il rilascio dell’ormone della crescita e la sintesi proteica.

Questo studio fornisce importanti spunti sulla pratica di automedicazione negli animali non umani e sulle possibili implicazioni per la comprensione dell’evoluzione delle pratiche mediche, con potenziali riflessi anche per l’uomo.