Netflix e gli Artisti: La Battaglia per Compensi Adeguati
Artisti come Neri Marcorè, Elio Germano e Michele Riondino citano Netflix in giudizio per compensi inadeguati e mancanza di trasparenza. La protesta mette in luce lo sfruttamento delle opere audiovisive e il potere contrattuale delle multinazionali.
Netflix da diversi anni sta influenzando il mondo del cinema e della televisione, creando una situazione difficile per un settore già in crisi e per le figure professionali coinvolte, come gli attori, che si trovano spesso a dover accettare condizioni lavorative e compensi non adeguati. La società Artisti 7607 ha deciso di citare in giudizio Netflix presso il Tribunale civile di Roma, con Neri Marcorè che sottolinea la necessità di trasparenza nei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e di compensi adeguati, prendendo spunto dal recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani.
Al centro della protesta c’è anche Elio Germano, che critica le piattaforme di streaming per il loro rifiuto di fornire i dati richiesti dalla normativa e per i compensi insufficienti agli artisti, sottolineando il potere economico e contrattuale di queste multinazionali che si basano esclusivamente sullo sfruttamento delle opere audiovisive. Michele Riondino, a sua volta, evidenzia come la Direttiva Copyright abbia stabilito che le remunerazioni degli artisti devono essere adeguate e proporzionate ai ricavi, ma denuncia un sistema in cui le piattaforme, evitando di fornire tutte le informazioni richieste dalla legge, chiudono accordi svantaggiosi e cercano di imporre condizioni economiche basse a tutto il mercato, mantenendo così bassi i compensi per gli artisti.
La situazione si prospetta quindi molto complessa e promette di avere sviluppi significativi nel mondo dell’intrattenimento.