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Il Ponte sullo Stretto di Messina: Fase degli Espropri e Controversie

La società Stretto di Messina avvia la fase degli espropri per il ponte sullo Stretto, suscitando controversie e opposizioni. Gli abitanti manifestano preoccupazioni per gli impatti sociali ed economici.

Il Ponte sullo Stretto di Messina: Fase degli Espropri e Controversie

La società Stretto di Messina, responsabile del progetto del ponte sullo Stretto, ha emesso un avviso per avviare la fase degli espropri, una delle fasi più delicate poiché coinvolge circa 450 persone tra la Sicilia e la Calabria. Queste persone saranno chiamate a lasciare le proprie abitazioni e terreni per fare spazio al ponte e ai cantieri. Attualmente gli espropri non sono ancora iniziati e le informazioni a disposizione sono limitate. La Stretto di Messina ha concesso ai proprietari 60 giorni a partire dall’8 aprile per esaminare i documenti e presentare eventuali osservazioni.

La costruzione dei due piloni del ponte sullo Stretto avverrà in due aree specifiche: Torre Faro in Sicilia e Villa San Giovanni in Calabria, che da decenni ospitano centinaia di persone. Questi due punti rappresentano la distanza più breve tra l’isola e il continente, pari a 3,3 chilometri, corrispondente alla lunghezza prevista del ponte. Il primo avviso degli espropri, simile a quello recentemente diffuso, risale all’8 settembre 2011, quando fu pubblicato un documento di 1.089 pagine e furono concessi 60 giorni per presentare osservazioni.

Il progetto del ponte fu inizialmente accantonato dal governo di Mario Monti per motivi di costo e solo un anno fa è stato ripreso dal governo di Giorgia Meloni. Recentemente è stato pubblicato l’aggiornamento del progetto definitivo, insieme alla relazione del comitato tecnico scientifico del ministero delle Infrastrutture, che ha approvato il progetto nonostante le 68 criticità individuate.

Nell’ambito del progetto sono previsti numerosi espropri e abbattimenti. A Torre Faro, ad esempio, sono previsti l’abbattimento di quasi 250 case, due ristoranti, un chiosco sulla spiaggia, un residence con piscina, una panetteria, una macelleria, un motel e il campeggio dello Stretto. Inoltre, sono previsti abbattimenti di due cappelle del cimitero di Granatari, dove verranno ancorati i cavi di acciaio del ponte. Anche a Villa San Giovanni, sulla sponda calabrese, sono previsti espropri che coinvolgeranno circa 150 case. Complessivamente, il ponte e i cantieri occuperanno un’area di 3,7 chilometri quadrati, di cui 2,1 in Sicilia e 1,7 in Calabria.

Le aree da espropriare sono indicate con diversi colori nelle tavole del progetto: il rosa indica la zona del ponte, l’arancione le aree di cantiere, il marrone lo spazio occupato dalla ferrovia e il verde l’estensione della riqualificazione ambientale. L’elenco delle persone coinvolte, i dati catastali delle aree da espropriare e altre informazioni dettagliate sono allegati al progetto definitivo.

Per gli espropri e l’asservimento è previsto un indennizzo basato sul valore venale, con la possibilità di un bonus concordato tra la società Stretto di Messina e i comuni interessati. Tuttavia, questo accordo non è ancora stato approvato. Sarà previsto un indennizzo anche per coloro che risiedono in aree vicine al punto di costruzione del ponte, per compensare la svalutazione delle proprietà dovuta a fattori come la diminuzione della luminosità, l’inquinamento acustico e le vibrazioni.

La procedura di esproprio si basa sul principio della pubblica utilità, come sancito dall’articolo 42 comma 3 della Costituzione. Tuttavia, la dichiarazione di pubblica utilità che autorizzerà gli espropri non è ancora stata approvata. Prima di questo passaggio, è necessaria l’approvazione del progetto definitivo da parte del CIPESS, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.

I proprietari hanno la possibilità di opporsi agli espropri presentando ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) o alla Corte d’Appello se non sono soddisfatti degli indennizzi proposti. Gli abitanti di Torre Faro hanno già manifestato la loro opposizione attraverso diffide e ricorsi, sottolineando le preoccupazioni legate agli impatti sociali ed economici del progetto.

Il costituzionalista Antonio Saitta ha evidenziato che il ponte avrà un impatto significativo sul territorio e sulla vita delle persone coinvolte, con un numero di espropri superiore rispetto ad altre grandi opere pubbliche. Saitta ha sottolineato la necessità di valutare alternative e di considerare attentamente gli impatti del progetto sul territorio e sulla comunità.

La discussione e il confronto su questo progetto rimangono vivi, con diverse posizioni e preoccupazioni espresse dalle parti coinvolte. La società Stretto di Messina ha programmato un punto informazioni per chiarire i dubbi degli abitanti e favorire un dialogo costruttivo su questa importante questione.

Alcune delle case da espropriare
Alcune delle case da espropriare
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