Crisi nelle carceri italiane: il dramma del sovraffollamento e dei suicidi
Il sovraffollamento carcerario e i suicidi tra i detenuti mettono in luce una situazione critica che richiede interventi urgenti e misure alternative al carcere.

Ventinove suicidi in poco più di tre mesi, una media di uno ogni tre giorni, rappresentano un quadro drammatico delle carceri italiane. Dal principio dell’anno ad oggi, 29 detenuti hanno deciso di togliersi la vita, mentre nel 2023 il numero è stato di 69. Questi dati, uniti a quelli delle rivolte, delle aggressioni e dei suicidi degli agenti penitenziari, delineano un problema complesso che va oltre la singola persona. Il ministro della Giustizia ha autorizzato l’assegnazione di fondi per potenziare i servizi psicologici, ma è evidente che ci troviamo di fronte a un malessere sistemico che coinvolge diversi aspetti.
Le motivazioni personali possono essere alla base di ogni gesto estremo, ma molti detenuti condividono condizioni simili. Le carceri italiane affrontano diversi problemi, a partire dal sovraffollamento. Secondo i dati del ministero della Giustizia, i 189 istituti penitenziari italiani hanno 51.178 posti regolamentari, ma ospitano attualmente 61.049 detenuti, con un tasso di sovraffollamento medio del 119%. Questa situazione è ancora più critica in alcune regioni, come la Puglia con il 153% di sovraffollamento, la Lombardia con il 142% e il Veneto con il 134%. In ben 41 istituti il tasso di sovraffollamento supera il 150%, con cifre allarmanti come il 213% a Brescia, l’185% a Taranto e il 182% a Roma Regina Coeli.

Secondo la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, per contrastare il sovraffollamento servono misure alternative al carcere per pene brevi, sanzioni sostitutive, misure di comunità e depenalizzazione dei reati minori. Attualmente, il 10,3% dei detenuti con almeno una condanna definitiva ha meno di due anni di reclusione davanti a sé, mentre 16.000 persone si trovano in carcere senza condanna definitiva, posizionando l’Italia all’ultimo posto in Europa per questa situazione.
Il sovraffollamento non è l’unico problema critico. La Cgil denuncia spazi fatiscenti, condizioni detentive degradanti e disumane, carceri obsolete con celle prive di riscaldamento, acqua calda e docce, bagni a vista, spazi individuali inferiori ai 3 metri quadrati e detenuti chiusi nelle camere di pernottamento anche durante il giorno. Secondo Barbaresi, il Governo Meloni ha adottato un approccio repressivo e regressivo, che va contro l’idea di rieducazione e recupero che la pena dovrebbe garantire, nel rispetto della dignità umana e dei valori costituzionali.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha annunciato l’assegnazione di 5 milioni di euro per il 2024 all’Amministrazione penitenziaria per potenziare i servizi trattamentali e psicologici negli istituti penitenziari. L’obiettivo è prevenire e contrastare i suicidi tra i detenuti. Nordio ha sottolineato l’importanza di un intervento strutturato nel tempo per migliorare le condizioni detentive, con un focus sulla prevenzione del fenomeno suicidario.
Nonostante gli sforzi del governo, i sindacati ritengono che le misure adottate non siano sufficienti. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, evidenzia la necessità di interventi immediati per affrontare un’emergenza senza precedenti, mentre Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, critica lo Stato per non tutelare adeguatamente la vita dei detenuti e dei dipendenti delle carceri.