Benny Gantz propone elezioni anticipate in Israele
Benny Gantz propone elezioni anticipate per rinnovare la fiducia politica in Israele, sfidando Netanyahu e il Likud. La popolazione critica la gestione del conflitto e dei negoziati con Hamas.
Mercoledì, durante un’intervista televisiva, il politico israeliano Benny Gantz ha sollevato la questione delle elezioni anticipate in Israele, proponendo che si tengano nel prossimo mese di settembre. Secondo Gantz, la convocazione anticipata delle elezioni è fondamentale per preservare l’unità del governo e rinnovare la fiducia della popolazione nel sistema politico. Questa richiesta è particolarmente significativa considerando che Gantz è uno dei principali esponenti dell’opposizione, facente parte del partito centrista Blu e Bianco. Nonostante ciò, dopo l’attacco di ottobre da parte di Hamas, Gantz ha deciso di unirsi al governo di unità nazionale, diventando membro del gabinetto di guerra israeliano.
È la prima volta, dall’istituzione del governo di unità nazionale, che Gantz esprime la volontà di indire elezioni anticipate. Questa mossa è giunta pochi giorni dopo le massicce manifestazioni che hanno scosso il paese, con la popolazione che ha criticato aspramente il primo ministro Benjamin Netanyahu per la sua gestione del conflitto e dei negoziati per il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri da Hamas.
Netanyahu, leader del partito di destra Likud, ha ribadito più volte la sua intenzione di non dimettersi e di non convocare nuove elezioni, consapevole della sua attuale scarsa popolarità e della probabilità che non riuscirebbe a vincere. Al contrario, Gantz gode di un vantaggio nei confronti degli altri leader politici secondo i sondaggi condotti.
In risposta alle dichiarazioni di Gantz, il Likud ha diffuso un comunicato stampa in cui invita il politico a smettere di concentrarsi su “politiche meschine” mentre il suo partito sembra essere in declino. Il Likud ha inoltre sottolineato che elezioni anticipate porterebbero solo a “paralisi, divisioni, danni” e rappresenterebbero un “colpo fatale” alle possibilità di raggiungere un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi.
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